Biondillo Gianni - Monina Michele - 2010 - Tangenziali by Biondillo Gianni - Monina Michele

Biondillo Gianni - Monina Michele - 2010 - Tangenziali by Biondillo Gianni - Monina Michele

autore:Biondillo Gianni - Monina Michele [Biondillo Gianni - Monina Michele]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Travel, Essays & Travelogues
ISBN: 9788823509290
Google: UNU_AwAAQBAJ
editore: Guanda
pubblicato: 2014-04-15T22:00:00+00:00


Ci lasciamo il Mediolanum Forum alle spalle, proseguendo verso la Tangenziale Ovest. Imbocchiamo via Giuseppe Di Vittorio, e qui urge aprire l’ennesima parentesi.

Quante vie Di Vittorio è possibile esistano nella stessa città?

Nel senso, se è vera la teoria di Gianni, per cui tutto quello che stiamo vedendo è Milano, un’unica grande metropoli che ingloba in sé quartieri periferici e paesi della cinta circostante, almeno i nomi delle vie dovrebbero seguire una regola, e di vie Di Vittorio ce ne dovrebbe essere solo una.

Invece, se ogni giorno ci siamo trovati a camminare nei pressi di un cimitero, alla stessa maniera, tutti i santi giorni ci siamo trovati a imboccare una qualche via Giuseppe Di Vittorio.

Sarà che nel nostro peregrinare abbiamo sempre toccato zone popolari, spesso messe su dall’INA Case. Sarà che Di Vittorio è stato un grande sindacalista, anzi, il primo grande sindacalista italiano, e quindi è ovvio che a lui vengano dedicate vie popolari, vicine a quella gente per cui tanto si è speso. Sta di fatto che anche oggi, come tutti i giorni, ci facciamo la nostra scorpacciata di vie Di Vittorio. Questa, checché ne dica Gianni, non è la via Di Vittorio della Grande Milano, ma quella di Assago, cittadina della cinta milanese che, a differenza dei sobborghi di Londra, a cui tanto spesso Gianni li accomuna, hanno un loro sindaco e una loro autonomia rispetto al capoluogo lombardo.

Chiaramente via Di Vittorio confina con via Fermi, che sempre si trova nelle zone industriali, altro punto fermo toponomastico del nostro viaggiare.

Appunti sparsi per questa tappa che potrebbe pure intitolarsi: la tappa più anonima del nostro viaggio, almeno dal mio punto di vista.

Primo, siamo le prime persone a percorrere a piedi i marciapiedi della zona industriale di Assago. Potremmo infilare una bandiera su questo asfalto, farci le foto e, in futuro, rivendicare qualche diritto, come succede per gli scalatori delle vette montuose. E noi sappiamo di essere i primi non per l’assenza di altre bandiere, consuetudine non comunissima per chi passeggia per i marciapiedi, ne convengo, ma perché i marciapiedi di questa zona sono visibilmente impraticabili e impraticati.

Ci sono rovi che occupano praticamente i tre quarti dello spazio idealmente pensato per i pedoni. Ci sono radici di alberi che hanno sollevato il cemento, deformando il marciapiede a proprio piacimento. Ci sono immondizie che sono state inglobate nel terreno, come fossero frutto della fantasia a volte incomprensibile di certi artisti moderni.

E ci siamo noi, io e Gianni, che proviamo a scavalcare il tutto, cercando di non romperci le caviglie nel più stupido dei modi, passeggiando lungo un marciapiede.

Secondo, checché ne dica Berlusconi, la crisi è arrivata anche da noi, e sta facendo vittime proprio in stabilimenti probabilmente tirati su da un giovane Berlusconi, un trentennio fa. Le fabbriche dell’hinterland, infatti, quelle che andrebbero a ragione chiamate «fabbrichette», stanno chiudendo a ritmi vertiginosi. Sono sicuro che se passassi in quei posti adesso, che ormai il nostro viaggio è finito, ne troverei aperte ben poche e mentre troverei tutti al loro posto i tanti cartelli con su scritto AFFITTASI CAPANNONE.



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