Brontë Charlotte - 1839 - Henry Hastings by Brontë Charlotte

Brontë Charlotte - 1839 - Henry Hastings by Brontë Charlotte

autore:Brontë Charlotte [Brontë Charlotte]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Albus Edizioni
pubblicato: 2000-01-01T23:00:00+00:00


Capitolo VII

(Questa parte del diario di Sir William si conclude e Townsend riprende la sua narrativa per descrivere dapprima il personaggio di Henry e poi “l’offesa” in seguito alla quale egli ha ucciso Adams).

Il momento più tranquillo di una giornata invernale spesso è il pomeriggio, soprattutto quando la desolazione e la tempesta all’esterno sembrano dare maggior valore a un interno riscaldato e a un tetto protettore. Quasi verso il finire di una giornata tempestosa, proprio prima che le ombre del crepuscolo cominciassero ad avvolgere il mondo, il capitano Hastings e sua sorella sedevano al centro del salottino di quercia a Massinger Hall. Hastings guardava la monotona tormenta di neve che si stava abbattendo sull’edificio gotico e dopo lungo silenzio disse:

«Ci saranno delle forti raffiche di vento su Boulshill». L’uomo era di malumore e così anche sua sorella, perché nessuno dei due era un essere umano dei più gentili e allegri. L’uno temeva la morte violenta che l’attendeva, l’altra si rendeva conto che l’assassino, il fuorilegge e il disertore o anche traditore, erano tutti concentrati nella persona del suo unico fratello.

«E pensi che in tribunale non ascolterebbero alcuna intercessione a tuo favore?», chiese Elizabeth Hastings, rifacendosi alla conversazione che avevano iniziato qualche minuto prima.

«Penso che in tribunale ci siano solo ceffi da forca», rispose Henry con voce bassa e alterata.

Prima di procedere con la mia narrazione, vorrei soffermarmi un attimo sull’indole del Capitano Hastings. Il diciannovesimo reggimento, del quale il rinnegato era stato un tempo ufficiale, aveva escluso dai propri autoritari ranghi un uomo destinato a sostenere quella particolare celebrità che tale corpo si era guadagnato dovunque. Impersonava, all’inizio della sua carriera, proprio il tipo di candidato necessario. Prima che il vizio attecchisse in lui, era uomo forte, attivo e atletico, che rifletteva sul fiorente volto olivastro tutta la salubrità delle sue native colline; con una feroce aria di sfida e di coraggio che gli balenava sempre negli occhi, con un comportamento arrogante che aveva la meglio sui deboli aggiunto a un forte intelletto simile a quello di un’aquila, egli riusciva ad attirare sempre al suo seguito un nugolo di stupidi seguaci.

Ma l’uomo era ribelle ed egoista e odiosamente maligno. La sua mente aveva quella struttura particolarmente gradevole per cui se qualcuno gli avesse reso un beneficio, sarebbe subito giunto alla conclusione che ci si aspettasse in risposta un atto di meschina sottomissione da parte sua; e la conseguenza era che egli mordeva sempre la mano che lo accarezzava. Ecco perché i suoi precedenti protettori lo guardavano con freddezza, scrollavano le spalle e si ritiravano disgustati, mentre Hastings accompagnava il loro indietreggiare con un lamento di odio e un urlo di sconfitta. Così si era rovinato la reputazione: coloro che rivestivano un ruolo importante spergiuravano, a rischio che il fondo dell’inferno reagisse a quelle imprecazioni, che si sarebbero dati anima e corpo a Belzebù prima che Hastings potesse elevarsi di un pollice. Senza dubbio questo augurio degli aristocratici avrebbe trovato presto fondamento, ma nel frattempo il Capitano, da uomo saggio, riteneva di prevenirli.



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