Che perfida Manila by Gérard De Villiers

Che perfida Manila by Gérard De Villiers

autore:Gérard De Villiers [Villiers, Gérard De]
La lingua: ita
Format: epub
Google: -m3yHAAACAAJ
editore: Arnoldo Mondadori
pubblicato: 1982-04-15T12:23:43+00:00


10

Sulla scrivania di Bill Carter, liberata da ogni altro incartamento, erano sparse una ventina di fotografie. Uomini e donne, tutto materiale fornito dal capitano filippino Eduardo Bianco, un ufficiale che dipendeva direttamente dalla NISA, l’organismo principale della lotta al terrorismo. Lo stesso che era andato a recuperare Malko al campo di prigionieri. Dalle grandi vetrate che davano sul mare si vedevano grossi nuvoloni che torna-vano all’assalto di Manila. La sera prima c’era stato fino a un metro d’acqua 79

in alcune strade, e la villa di Lita non era la sola ad avere perduto il tetto.

Malko si chinò a osservare le foto. C’era anche quella di Sheilah Calampang, e tra gli uomini si riconosceva subito la faccia di padre Corrado.

Invece le altre fotografie non dicevano assolutamente nulla a Malko… Il capitano Eduardo Bianco annuì e disse:

— Quei due sono clandestini. Padre Corrado è ricercato da molto tempo. È pericoloso.

— È la bestia nera del vescovo Sin — aggiunse Bill Carter, che quella mattina indossava un abito bianco.

— Fa parte del gruppo di preti che si sono dati alla macchia con il

«New People Army» per difendere i contadini dai soprusi dei soldati. Vive nella giungla con un gruppetto di combattenti. Il vescovo Sin sarà costretto a sospenderli «a divinis»: Marcos continua a minacciarlo di far approvare una legge favorevole al divorzio e all’aborto.

Crudele dilemma.

— Quei due non ci condurranno da nessuna parte — disse il capitano Bianco. — Non sappiamo nemmeno dove si nascondano. Rimane la villa dove si trovava il signor Linge. Sareste in grado di ritrovarla?

— Credo di sì — disse Malko.

Spiegò grosso modo dove lo avevano portato e parlò della gigantesca antenna radio. L’ufficiale ascoltava attentamente. Alla fine chiese il permesso di telefonare.

Parlò piuttosto a lungo e poi riaggancio visibilmente soddisfatto.

— Trovato — disse. — L’antenna appartiene a un contrabbandiere molto noto, condannato al domicilio coatto. Continua a comunicare con questo sistema con i suoi uomini. La casa si trova a Desmarinas Village. Potete venire con noi?

Era un invito, più che un ordine. Bill Carter si affrettò a dire:

— Vengo anch’io. Nell’ascensore osservò:

— Questa storia diventa sempre più strana. Non si è mai verificata una simile coalizione di elementi comunisti con elementi conservatori.

Malko non rispose, felice com’era di aver recuperato il suo anello e la sua vera identità. In cambio, aveva scrupolosamente consegnato a Bill Carter i diciannovemila dollari che gli erano rimasti della sua paga di sicario.

— Eccola — disse Malko, con una punta di emozione.

Aveva riconosciuto il porticato dove Sheilah Calampang lo aveva con-dotto il giorno prima. Inoltre, al tetto rosso mancava un grande rettangolo, 80

e il giardino pareva devastato da un ciclone. Dal giardino vicino svettava l’alto palo dell’antenna radio. Il capitano Bianco parve assai stupito.

— Siete sicuro? — domandò.

— Sicurissimo — rispose Malko. — Perché, conoscete la casa?

— Sì, mi pare di sì — disse l’ufficiale, senza compromettersi troppo.

Si trovavano tutti sulla sua auto, una grossa Datsun 2800, con un autista militare. La macchina era seguita da una Toyota con quattro civili a bordo. Si fermarono nel viale d’accesso e scesero.



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