Chi comanda in Italia? by Giulio Sapelli
autore:Giulio Sapelli [Sapelli, Giulio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Generica, Scienze Sociali, Scienze Politiche, Processi politici, Apocalisse, Asia, Atlantide, Autonomia, Banca Centrale Europea, Blogger, Bundesbank, Camere di Commercio, Chiesa, Confindustria, Corea del Sud, Costituzione, Curia Vaticana, Europa, Forza Italia, Francia, Friedrich Engels, Germania, Inghilterra, Italia, Lega Nord, Mar Mediterraneo, Milano, Novecento, Oceano Pacifico, Pakistan, Spagna, URSS, Stati Uniti
ISBN: 9788897324485
Google: EeE3lH_zjEYC
editore: goWare
pubblicato: 2012-09-09T22:00:00+00:00
La decapitazione dei partiti storici e lâemergere dei partiti personali
à noto, per gli studi che si sono compiuti, che la destrutturazione del sistema politico italiano è stata profonda a partire dalle elezioni del 1994, che si sono tenute nel pieno della bufera delle cosiddette âMani puliteâ.
La dc e il psi sono scomparsi come forze politiche autonome e unitarie.
La Lega Nord, che era un fenomeno partitico a più lunga incubazione, si è consolidata.
à sorta Forza Italia.
Queste sono state le rotture decisive nel sistema dei partiti. Ve ne sono state, altresì, alcune importanti nelle culture delle classi politiche, comâè stato reso evidente dalle revisioni ideologiche del pci e del msi, in forme e tempi diversi giunte a definitiva cristallizzazione: revisioni che hanno dato vita rispettivamente alle scissioni di Rifondazione Comunista e del msi Fiamma Tricolore, custodi di ideologie e protagonisti assai interessanti analiticamente di una riattualizzazione di radicate e radicali subculture (Rifondazione, in verità , riattualizza più la tradizione del massimalismo socialista che dello stalinismo classista comunista).
Ma è a questo punto che dobbiamo disvelare, nel pieno della ristrutturazione del sistema politico italiano, unâinnovazione ben più forte di quella indicata dalla trasformazione dei partiti.
La fine reale della Seconda guerra mondiale ha favorito lâeliminazione di una parte assai consistente delle classi politiche che hanno fortemente caratterizzato il decennio Ottanta: uno dei peggiori della storia dâItalia, per il dilagare della spesa pubblica corrente e per lâincancrenirsi della corruzione oligopolisticamente gestita da cordate caciquistiche.
Venuta meno la minaccia sovietica, ed estenuatesi quelle classi politiche sul fronte della progettualità necessaria per i nuovi appuntamenti a cui le chiamava la riproduzione allargata del capitale, quelle forze imprenditoriali che con esse costruirono il sistema visibile e invisibile di potere prima descritto decisero di liberarsi di esse, divenute interlocutori ormai troppo gravidi di prebende e di taglieggiamenti sulle fortune del loro potere situazionale di fatto.
E qui si decantò la fine di un lungo ciclo dei rapporti tra potere economico e potere politico. Il primo non era più âministerialistaâ per definizione: muoveva ora allâattacco del secondo con strumenti ben diversi da quelli del passato (si pensi alle corruzioni e allâapprestamento delle liste elettorali intrapreso in occasione della nazionalizzazione dellâenergia elettrica, per esempio). Mirava ora non a condizionare, ma a distruggere, con una manovra molto articolata e vasta, che andava dallâutilizzazione del potere giudiziario e dallâamplificazione che se ne dava dei risultati eclatanti contro la sola classe politica. Infatti, le rare offensive condotte dai magistrati contro i rappresentanti della proprietà erano velate dal quasi nascondimento della stampa e della televisione, nascondimento che suonava (e suona) sinistro a chi non apparteneva e appartiene alla plebe dellâintelletto, rispetto al frastuono orchestrato, invece, in merito alle sventure delle classi politiche.
Naturalmente lâinnovazione predetta non si esercitava soltanto sul versante dellâeliminazione giustizialista dei complici di coloro che ora si ergevano, essi, metaforicamente, a giudici.
Al posto delle classi politiche profetesse, quella che ho definito la âbastarda modernizzazioneâ doveva emergere, sotto la spinta della poliarchia plebiscitaria, un potere più ristretto, dominato ora direttamente dalla mano invisibile degli esponenti del capitalismo senza
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