Chiuso Per Lutto: I Casi Di Petri E Miceli by Gianni Simoni

Chiuso Per Lutto: I Casi Di Petri E Miceli by Gianni Simoni

autore:Gianni Simoni [Simoni, Gianni]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Amazon: B00FJ1GRQ6
editore: Tea
pubblicato: 2013-10-16T22:00:00+00:00


Capitolo 17

Passò il pomeriggio dormicchiando in poltrona e cercando di terminare il libro che aveva iniziato il giorno precedente, Le memorie di un cacciatore, che non riprendeva in mano da anni. Ma anche questa volta non riuscì a concentrarsi.

Anna gli aveva telefonato poco prima delle due: «Ciao, Carlo, come ti senti? Ti sei ripreso?»

«Del tutto. Sono uscito presto perché Martinelli voleva parlarmi, poi ti racconterò. E dopo ho preferito restarmene fuori, approfittando della giornata di sole e senza trovarmi tra i piedi Assunta, che di sicuro voleva che tu trovassi la casa come uno specchio. Adesso mi sento bello in forma per il tuo ritorno. A che ora pensi di arrivare?»

«Col treno che arriva a Brescia intorno alle diciannove e trenta. In questo momento, però, non ho qui con me l’orario ferroviario.»

«Lo vedrò io. Mi troverai alla stazione.»

«Ciao, Carlo, ho già voglia di rivederti.»

«Anch’io», rispose Petri.

In questo non aveva mentito. Desiderava davvero rivedere Anna, anche per scacciare quelle ubbie che lo avevano preso durante la sua assenza.

Renate... Ci ripensò. Debolezze senili, concluse, di quelle che ti prendono a tradimento, ma sono destinate a scomparire in fretta, così come erano improvvisamente arrivate.

Di una cosa sola si era già pentito: di averle manifestate a Renate. Pazienza, si disse, anche questa è una mia leggerezza, ne ho sempre avute e forse non imparerò mai.

Alle sette e venti era già in stazione. Si era fermato soltanto per comprare un mazzo di piccole rose.

Vide Anna che scendeva da un vagone di coda, le corse incontro, l’abbracciò e la baciò con tenerezza. Poi le diede il piccolo mazzo di fiori.

Ad Anna si inumidirono gli occhi. «Carlo, devi farti perdonare qualcosa?» chiese in un tono che voleva essere serio.

«Ma possibile che un uomo non possa manifestare alla moglie il suo affetto e la gioia di rivederla, senza che questa pensi chissà cosa?»

«Scherzavo, Carlo, scherzavo», disse Anna con un sorriso. «Anch’io non vedevo l’ora di riabbracciarti.»

Aveva con sé una valigia, che Petri le tolse di mano.

«Sei stanca?»

«No, per nulla. In pratica sono stata seduta per tre giorni.»

«Allora andiamo subito a casa a lasciare la valigia. Ti dai una rinfrescata e poi usciamo di nuovo. Per le otto e mezzo ho prenotato una cenetta in quella trattoria che sta in una traversa di via San Faustino. Ricordo che ti era piaciuta e sono mesi, se non anni, che non ci ritorniamo. Alle dieci potremo essere a casa e farci un bel sonno. Spero che domani tu non abbia impegni.»

«Libera come un passerotto.»

In meno di dieci minuti raggiunsero via Cairoli.

«A che ora hai detto di aver prenotato?»

«Alle otto e mezzo. Perché me lo chiedi?»

«Perché mentre tu metti i fiori in un vaso e ti fumi una sigaretta, vorrei farmi una doccia e cambiarmi. Mi bastano due ore di treno per sentirmi sporca.»

«Vai, vai, ti aspetto. Non c’è nessuna fretta perché l’ora della cena è indicativa. Il proprietario mi conosce e ci ha riservato un tavolo.»

Sistemò i fiori e si sedette a fumarsi una sigaretta.

Si sentiva un po’ stanco. Inevitabile. Solo stress, concluse, ma adesso dovrebbe essere tutto superato.



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