Ciò che possiamo fare by Lella Costa

Ciò che possiamo fare by Lella Costa

autore:Lella Costa [Costa, Lella]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2019-04-12T22:00:00+00:00


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Tutte le donne che non sono Edith

Ho trovato Dio il giorno in cui

ho perso di vista me stessa.

Santa Teresa d’Avila

Tra il 1922, quando si converte, e il 1933, quando prende i voti, Edith è una donna molto impegnata. È come se avesse trovato il suo posto nel mondo: forse non è precisamente quello che si sarebbe scelta, e a cui non è stata ammessa, ma sente che il mondo cattolico la accoglie e fa di tutto per mettere in risalto, e a frutto, i suoi talenti. Comincia a lavorare con continuità, è molto richiesta. È vero che sceglie un classico mestiere «da donne», quello di insegnante in una scuola femminile, nel convento domenicano di Santa Magdalena a Spira.

Chissà in che misura anche i domenicani sono una scelta. I domini canes, i mastini di Dio, l’ordine degli intellettuali – la loro regola è basata sulla predicazione e sullo studio –, l’ordine degli inquisitori? Di certo la regola di san Domenico sembra tenere tutto insieme: la vocazione allo studio, quella al rigore, quella al sacrificio. E se per sentirsi finalmente intera Edith ha dovuto pagare dei prezzi – anche alti, lo sappiamo – forse ne valeva la pena.

O forse non c’erano alternative?

Spagnola come san Domenico di Guzmán è santa Teresa d’Avila, la mistica di cui Edith ha letto così appassionatamente gli scritti, nel 1921, che sono stati la chiave di volta della sua conversione. Nella sua autobiografia, Il libro della vita, la fondatrice dei carmelitani scalzi sottolinea più volte l’importanza dello studio e della formazione. A guardar bene, non stupisce che Edith si sia affezionata a questo personaggio singolare. Anche lei con ascendenze ebraiche per parte di padre, furiosamente mistica e lievemente melodrammatica, la futura santa Teresa scappa di casa a vent’anni per ritirarsi in convento, ma per una serie di ragioni finisce per convertirsi veramente solo a trentanove. Nel frattempo passa attraverso esperienze piuttosto estreme: una malattia devastante quanto misteriosa che la riduce in fin di vita (le monache pare avessero già pronto il sudario, ma il padre volle aspettare). Un’accusa di possessione. Visioni, dubbi, ripensamenti, digiuni, agnizioni. Preghiera, cilicio, passione, studio. La travagliatissima fondazione dell’ordine del Carmelo. Il tutto nel corso del Cinquecento: comunque la si pensi, massimo rispetto a lei. Vergine (non in senso zodiacale: era nata il 28 marzo, quindi Ariete, segno tosto) e dottore della Chiesa. La teorica dell’estasi, con tutto ciò che di estremo e indicibile (e anche un filo imbarazzante, diciamolo) questo comporta. E d’altra parte ha scritto cose come «Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sembrava avere del fuoco sulla punta di ferro»: abbiamo già evocato il dottor Freud, ma non c’è bisogno di aspettare il Novecento per azzardare qualche sommessa interpretazione simbolica (peraltro nell’Ottocento il neurologo Jean-Martin Charcot ci metterà cinque minuti a diagnosticarle a posteriori una bella forma di isteria acuta, ma francamente da lui non è che ci si potesse aspettare altro).

E come dimenticare la statua del Bernini – La Transverberazione di santa Teresa d’Avila, nientemeno – con



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