Come cerchi nell'acqua: le indagini di Laidlaw by William McIlvanney

Come cerchi nell'acqua: le indagini di Laidlaw by William McIlvanney

autore:William McIlvanney [McIlvanney, William]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Mystery & Detective, General
ISBN: 9788807020124
Google: P4z_mgEACAAJ
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2013-11-15T17:47:17+00:00


26.

Harkness subiva ancora il fascino di bussare alla porta di estranei. Da ragazzo, a volte andava a passeggiare nei quartieri ricchi, la sera, e immaginava i drammi che si svolgevano dietro le vetrate. Forse loro si stavano solo facendo un caffè istantaneo, ma non si soffermava a pensarci.

Uno dei bonus del suo lavoro era che gli permetteva di soddisfare quella curiosità adolescenziale. Suonavi il campanello, mostravi un tesserino e potevi esplorare l’esoticità di un’altra persona. Loro cercavano di nasconderla, naturalmente. Ma nelle tracce evanescenti lasciate dalle conversazioni interrotte e dai sottili riallineamenti causati dalla tua presenza, potevi osservare strani panorami. In quel caso aveva un interesse particolare, perché si ricordava della madre di Sarah Stanley.

“È una donna fantastica,” disse quando furono alla porta.

“A cuccia, Fido, a cuccia,” ribatté Laidlaw, ma quando si aprì la porta pensò che l’ammonimento fosse rivolto a se stesso.

Harkness aveva ragione. La donna indossava una tuta di nylon, era senza trucco e un po’ spettinata. Ma l’assenza di quei sostegni della bellezza era irrilevante. Doveva essere sulla quarantina, e il viso era più magro di quello che di solito si riteneva accettabile. Ma lo accettarono entrambi. La cosa più importante era l’intensità dello sguardo. Qualsiasi cosa quella donna fosse venuta a fare nella vita, non l’aveva ancora fatta.

“Sì?”

“La signora Stanley?” chiese Laidlaw.

“Esatto.”

“Siamo della polizia.” Mostrò il tesserino. “Sono l’ispettore Laidlaw, e lui è l’agente Harkness. Siamo qui per la morte di Jennifer Lawson.”

“Oh. Entrate pure.”

Prima di chiudere la porta, la donna guardò lungo la strada per vedere se qualcuno la stava osservando. A Harkness piacque il soggiorno. Era attraente, ordinato ma vissuto. Un luogo in cui l’orgoglio non si era arreso alle circostanze.

“Ci siamo visti ieri sera, dico bene?” disse la donna.

Harkness annuì contento che si ricordasse di lui. La signora Stanley li invitò con un gesto ad accomodarsi.

“In realtà vorremmo parlare con Sarah,” disse Laidlaw. “Possiamo vederla?”

“Oh. Sarah è al lavoro.”

“Al lavoro?”

“Mio marito e io abbiamo pensato che fosse meglio così,” ribatté lei, reagendo alla sorpresa di Laidlaw. Attraversò la stanza e chiuse la porta che immetteva nel resto della casa. “Mio marito dorme, fa il turno di notte,” spiegò. “Sarah rischiava di cadere a pezzi. Così l’abbiamo convinta a non restare chiusa in casa, oggi. Mio Dio, è una cosa terribile. Non ci posso pensare. Soprattutto perché è successa a una ragazza della stessa età di Sarah.”

“Sua figlia era la migliore amica di Jennifer, da quanto ho capito.”

“Sì, lo era. Per un periodo ho pensato che ci sarebbe voluta un’operazione per separarle, come due gemelle siamesi.”

“Ultimamente, invece?”

“Non erano più tanto amiche.”

“Come mai?”

“Le persone cambiano. Crescono. A velocità diverse.”

“E chi era cresciuta più in fretta? Jennifer o Sarah?”

La signora Stanley sorrise. Fu un bel sorriso, triste, preoccupato, spontaneo. Harkness ne fu colpito come da una pistola a raggi, e la sua concentrazione si disintegrò. Si mise a pensare a come doveva essere stata quella donna, una quindicina di anni prima.

“Jennifer era un po’ strana, da piccola. Veniva qui. Si sedeva. Ascoltava e guardava. Credo che facesse dei paragoni.



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