Conrad Joseph - 1917 - La linea d'ombra by Conrad Joseph

Conrad Joseph - 1917 - La linea d'ombra by Conrad Joseph

autore:Conrad Joseph
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Classics, Fiction
ISBN: 9788868160531
editore: il Narratore
pubblicato: 2013-06-10T20:00:00+00:00


L’unica parte a me sconosciuta era il Golfo del Siam. E lo dissi al capitano Giles. Non che mi preoccupasse più di tanto. Apparteneva alla stessa regione di cui conoscevo bene la natura, nella cui anima mi sembrava di aver scrutato a fondo negli ultimi mesi di quell’esistenza con cui adesso avevo rotto, all’improvviso, così come ci si separa da qualche compagnia affascinante.

«Il Golfo... Eh sì! Uno strano lembo di mare, quello», disse il capitano Giles.

Strano, in questo contesto, era una parola vaga, e la frase tutta intera sembrava l’opinione espressa da una persona cauta che teme una querela per diffamazione.

Non indagai sulla natura di tale stranezza. Non c’era davvero il tempo. Ma proprio all’ultimo istante mi diede spontaneamente un avvertimento.

«In qualsiasi caso si tenga sul lato di levante. Quello di ponente è pericoloso in questo periodo dell’anno. Non si lasci tentare da niente per cambiarlo. Non troverebbe che guai da quella parte». Sebbene non riuscissi a immaginare che cosa poteva tentarmi per coinvolgere la mia nave fra le correnti e gli scogli della costa malese, lo ringraziai del consiglio.

Prese con calore la mano che gli tendevo e la fine della nostra conoscenza giunse improvvisa con le parole «Buona notte».

Fu tutto quello che disse: «Buona notte». Nient’altro. Non so cosa volessi dire io, ma la sorpresa me la fece inghiottire, qualsiasi cosa fosse. Restai leggermente senza fiato e poi con una specie di fretta nervosa, esclamai: «Ah! Buona notte, capitano Giles, buona notte».

I suoi movimenti erano sempre posati, ma la sua schiena si era allontanata un bel po’ lungo la banchina deserta prima che io mi riprendessi a sufficienza per seguire il suo esempio e facessi un mezzo giro in direzione del molo.

Però i miei movimenti non erano controllati. Mi precipitai giù per gli scalini e saltai nella lancia. Prima ancora che mi fossi sistemato a bordo la piccola affilata imbarcazione guizzò via dal molo con un improvviso turbinio dell’elica e un breve ed energico sbuffo di vapore dal fumaiolo di ottone che riluceva vagamente al centro dello scafo.

L’indistinto rimescolio a poppa era l’unico suono al mondo. La riva giaceva immersa nel silenzio del sonno più profondo. Guardai la città allontanarsi immobile e muta nella calda notte, finché il brusco richiamo, «Ehi della lancia!», mi fece ruotare in fretta con la faccia rivolta in avanti. Eravamo sotto un bianco, spettrale piroscafo. Le luci brillavano sui ponti e negli oblò. E la stessa voce gridò dall’alto: «È il nostro passeggero?».

«Sì», urlai.

L’equipaggio era stato ovviamente sul chi vive. Sentii gli uomini correre a destra e a sinistra. Il moderno spirito della fretta si manifestò sonoramente negli ordini di «Gettate il cavo» – «Ammainate la scala laterale» e nel pressante invito rivolto a me: «Su presto, capitano! Ci hanno fatto ritardare di tre ore per lei... Dovevamo partire alle sette, lo sa!».

Salii a bordo e dissi: «No! Non lo so». Lo spirito della fretta moderna si era incarnato in un uomo sottile, con lunghe braccia, lunghe gambe e una barba grigia tagliata corta. La mano ossuta era calda e asciutta.



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