Contro il fanatismo by Amos Oz

Contro il fanatismo by Amos Oz

autore:Amos Oz [Oz, Amos]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 67f6c24f0af9bd73be66c25ad9cfc550e6d61eb7
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2013-05-22T22:00:00+00:00


Conformismo e uniformità, il bisogno di appartenere e il desiderio che tutti gli altri appartengano sono tra le forme più diffuse, benché non pericolose, di fanatismo. Chi non ricorda la scena dello splendido film dei Monty Python, Brian di Nazareth, quando Brian dice all’immensa folla di aspiranti discepoli: “Siete tutti individui!” e la folla grida di rimando: “Siamo tutti individui!” eccetto uno che con un filo di voce dice timidamente: “Io no”, ma gli altri lo tacitano rabbiosamente. In verità, dopo aver detto che il conformismo e l’uniformità sono forme lievi ma diffuse di fanatismo, debbo aggiungere che spessissimo il culto della personalità, l’idealizzazione di capi politici e religiosi, la venerazione di individui particolarmente brillanti, lo sono non di meno. E il XX secolo è stato generoso per quanto riguarda entrambe le forme. I regimi totalitari, le ideologie mortifere, lo sciovinismo aggressivo, le forme violente di fondamentalismo religioso per un verso, e l’idolatria universale per Madonna o Maradona dall’altro. L’aspetto probabilmente peggiore della globalizzazione è questa regressione infantile del genere umano: “L’asilo globale”, ridondante di ninnoli e balocchi, dolcetti e leccalecca. Fino al XIX secolo, più o meno intorno alla metà del XIX secolo, grosso modo a seconda del paese o del continente, ma grosso modo fino al XIX secolo, quasi tutti, in gran parte del mondo, avevano almeno tre certezze: dove avrebbero trascorso la vita, che cosa avrebbero fatto per vivere e quello che sarebbe successo dopo la morte. Quasi tutti, centocinquant’anni fa più o meno, quasi tutti in tutto il mondo, sapevano che avrebbero trascorso la vita là dove erano nati – o nei pressi, magari nel villaggio vicino. Tutti sapevano che si sarebbero guadagnati da vivere più o meno come i loro genitori avevano fatto nella generazione precedente. E tutti sapevano che se si fossero comportati bene, sarebbero approdati a un mondo migliore, dopo la morte. Il XX secolo ha eroso, spesso distrutto, queste e altre certezze. E la perdita di queste convinzioni di base ha probabilmente aperto la strada a una metà del secolo ideologicamente pesante come non mai, seguita da un’altra fieramente individualista, edonistica, orientata verso il superfluo. Il mantra d’obbligo per i movimenti ideologici nella prima metà del secolo era “il domani sarà migliore – facciamo sacrifici oggi”, e imponiamo anche sacrifici agli altri oggi, così che i nostri figli ereditino un paradiso nel futuro. Più o meno intorno alla metà del secolo, tale convincimento è stato sostituito da quello della felicità istantanea, non tanto il famoso diritto di lottare per la felicità, piuttosto quell’illusione così diffusa oggigiorno di trovare la felicità in bella mostra sui banchi, per cui non c’è altro da fare che diventare ricchi abbastanza da potersi permettere la felicità, a colpi di portafoglio. La nozione di “felicemente per l’eternità”, l’illusione di una felicità durevole, è in realtà un ossimoro. O calma piatta o vetta. La felicità eterna non è tale, proprio come un orgasmo perenne non è affatto un orgasmo.

Ritengo che l’essenza del fanatismo stia nel desiderio di costringere gli altri a cambiare.



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