Critica della democrazia digitale. La politica 2.0 alla prova dei fatti (Italian Edition) by Fabio Chiusi

Critica della democrazia digitale. La politica 2.0 alla prova dei fatti (Italian Edition) by Fabio Chiusi

autore:Fabio Chiusi [Chiusi, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Ideologies, Political Science, Social Science, Media Studies, democracy
ISBN: 8875784086
Google: 7mknngEACAAJ
Amazon: 8875784086
editore: Codice
pubblicato: 2014-03-27T00:00:00+00:00


Il governo ti ascolta

Il terzo tipo ideale qui individuato, si è detto, è la democrazia continua ipotizzata originariamente da Stefano Rodotà: ossia, la partecipazione non “intermittente” del cittadino alla gestione della cosa pubblica. Il concretizzarsi di questo scenario richiederebbe l’integrarsi di agenda politica reale e sforzi in rete, la definizione di uno spazio costituzionale e normativo del rapporto tra internet e governance, di criteri di adozione e valutazione delle scelte compiute dai cittadini a uso del governo e, di converso, di quelle prese dal governo a uso dei cittadini.

Anche in questo caso, tuttavia, all’atto pratico ci si deve accontentare di molto meno, a partire dalle teorizzazioni dei più autorevoli esponenti delle istituzioni, che troppo spesso limitano la questione della democrazia digitale a una generica opportunità di rivitalizzare le istituzioni rappresentative attuali. Senza scendere nei dettagli, tuttavia, il progetto si rivela vacuo, inconsistente, e, a conferma di ciò, i fatti scarseggiano.

Si prenda il pensiero dell’ormai ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, che nel discorso di insediamento alla Camera, il 29 aprile 2013, ha giocato la carta del digitale principalmente in opposizione a Grillo e ai suoi, facendo quello che ha tutte le sembianze di un mea culpa elettorale per non averne previsto l’ascesa:

Non abbiamo compreso quanto le legittime istanze di innovazione, partecipazione, trasparenza, sottese alla rivoluzione del web, potessero tradursi in un oggettivo miglioramento della qualità della nostra democrazia rappresentativa anziché sfociare nel mito o nell’illusione della democrazia diretta.

Due mesi esatti prima, da vicesegretario del PD, aveva affermato che Matteo Renzi, spesso vittima di semplificazioni entusiastiche e della retorica della trasparenza totale23, sarebbe stato sicuramente la carta del futuro anche perché su forme di democrazia diretta e partecipazione decisamente competitivo con Grillo. E del resto, a giugno 2013 è stato proprio Letta a mostrarsi ingenuo circa il potenziale, tutto da dimostrare, come detto, delle nuove tecnologie e del web di mettere fine a gerarchie verticistiche legate non a fatti di merito ma a rapporti di forza. Sorge spontaneo chiedersi se sia questo l’“oggettivo” miglioramento di cui Letta ha parlato in aula, e di cui tuttavia è difficile dare conto, in assenza di esperienze sostanziali che lo dimostrino.

Tralasciando poi il fatto che sia singolare che a esprimersi così sia il leader di un esecutivo composto nelle segrete stanze di un Quirinale il cui inquilino è stato nuovamente scelto in altrettanto segrete stanze: come mai allora il web antigerarchico e trasparente non ha svelato chi siano i centouno che hanno affossato la candidatura di Romano Prodi? Viene da pensare che con queste premesse non sia affatto semplice parlare seriamente di democrazia continua, di cui infatti, a parte il tentativo della consultazione sulle riforme costituzionali di cui diremo, non c’è traccia nell’operato del suo esecutivo.

Gli interventi del suo predecessore, Mario Monti, e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non si discostano dalla cornice di sfondo: il rapporto tra web e politica si definisce in negativo rispetto all’idealizzazione banale, semplicistica, superata, ma quantomeno positiva del duo Grillo-Casaleggio, e con mera funzione di ascolto dei cittadini,



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