Delitti e disastri by Rhys Ford

Delitti e disastri by Rhys Ford

autore:Rhys Ford [Ford, Rhys]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Mystery & Detective, Romance, Gay, General, Multicultural & Interracial, Cozy, Gay Romance, Fiction, LGBT, Suspense
ISBN: 9781644053546
Google: uPSBDwAAQBAJ
editore: Dreamspinner Press
pubblicato: 2019-03-05T16:51:58+00:00


QUELLO CHE Montoya – Dante – voleva era peggio che stare in piedi sopra un cavo d’acciaio teso tra due palazzi. Rook non era tipo da mettere in piazza i fatti propri. Il sesso era qualcosa da consumare e poi dimenticare, così come mangiare una confezione di ramen sopra il lavandino in modo da non dover lavare i piatti.

E proprio come ingurgitare dei noodle bollenti, l’idea di parlare con un poliziotto – persino uno il cui uccello era stato dentro di lui – gli faceva venire il bruciore di stomaco.

Il problema con Dante Montoya era la sua bontà. Non quella che ti portava a saltellare per la foresta e cantare assieme agli uccellini, ma quella più brutale che ti spingeva a prenderti una pallottola per fare da scudo a qualcuno che neanche conoscevi. Rook nemmeno ci provava a capire quel tipo di bontà, eppure eccolo lì, accoccolato accanto a un cavaliere dalla splendente armatura neanche stessero posando per la reclame di un biglietto di San Valentino.

“Pensa meno e parla di più, Stevens.” Il detective gli diede un colpetto sulla spalla con il mento.

“Perché io devo chiamarti Dante e tu puoi chiamarmi Stevens?”

“Perché io ho una pistola.”

“Bello.”

Dante sbuffò. “Infatti. È una questione di fiducia. Se saremo…”

“Invischiati,” lo interruppe lui. “Se proprio dobbiamo dare un nome a questo casino, diremo che siamo invischiati. Andremo avanti finché ne avremo voglia e poi ognuno per la sua strada, intesi?”

Alle sue spalle, Dante non rispose e Rook ingoiò le spine dell’ansia che avevano cominciato a pungergli la gola. Alla fine, il poliziotto sospirò e se lo tirò ancora più vicino, plasmando il proprio corpo contro la sua schiena in modo che neanche un filo d’aria riuscisse a passare tra loro.

“C’è una marea di cose che ti riguardano e di cui non mi capacito, cuervo. Ho capito che tua madre non era…”

“Presente? Sobria?” si affrettò a suggerire Rook, cercando di ricordare l’ultima volta che le aveva parlato. “Il vocabolario a cui attingere è vasto.”

“Stavo per dire materna.” Le mani del poliziotto avevano ripreso a muoversi, una confortante carezza all’altezza del ventre. “Non voglio metterti in bocca le parole.”

“Amico, c’è un’infinità di parole con cui descrivere Beatrice, alias Beanie. Una è stupida. È quella che uso più spesso riferita a lei.” Ripensò alla prima volta in cui aveva visto il palazzo che sua madre chiamava casa. “Si è unita alle giostre perché non voleva finire il liceo. Quanto è idiota una scelta del genere? Ma Beanie è fatta così. Le viene l’idea geniale di fare la marmellata – che non sa preparare – e alla fine si ritrova con questa pappa semiliquida e dolciastra ma non sa dove conservarla. Tipico.”

Dante smise di stuzzicarlo e Rook arricciò il naso, restio ad ammettere che il tocco gli mancava.

“Mi sembra di intuire che non siate vicini, allora.”

“Bisognerebbe vedere qualcuno più di una o due volte all’anno per essere considerati vicini, o sbaglio?” chiese lui. “Quale idiota del cazzo rinuncia alla ricchezza solo perché non sa tenere le cosce chiuse o un pensiero dentro la testa? Ecco mia madre.



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