Dell'uomo nobile by Meister Eckhart

Dell'uomo nobile by Meister Eckhart

autore:Meister Eckhart [Eckhart, Meister]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


NOTE

Eckhart fa sua la tesi, di origine platonica, della preesistenza dell’uomo come idea in Dio, prima della creazione del mondo - e ciò gli permette di mantenere quel concetto di unità del Tutto che è per lui fondamentale. La morte è dunque il ritorno all’origine, la plotiniana epistrofi.

Lc, 10, 42.

1 Cor, 13, 1.

Nella fisica di Aristotele: cfr. Fisica, IV, 30.

Anche altrove (CvG, n. 90; Sermoni latini, cit., n. 78.381). Eckhart cita in proposito Bernardo di Chiaravalle e Agostino. Si tratta comunque di un topos molto diffuso.

Sal, 44, 14.

Il completo distacco è anche completa apertura all’essere, lieta gelâzenheit verso le cose, che tutte vengono accolte nella loro luce aurorale, sub specie aetemitatis.

Lc, 1, 48.

Sal, 84, 9.

Cfr. Avicenna, De anima, IV, 4.

L’espressione vrîe geist non indica in Eckhart l’appartenente alla omonima (vera o presunta?) setta del «libero spirito», ma l’uomo distaccato, sciolto da ogni vincolo, e perciò, appunto libero.

Eckhart tocca qui il tema della «morte mistica», classico nella letteratura spirituale. Si veda in proposito T. Kobusch, Freiheit und Tod. Die Tradition der «mors mystica» und ihre Vollendung in Hegels Philosophie, in «Theologische Quartalschrift», München, 1984, pp. 185-203.

Gal, 2, 20.

Cfr. Pietro Lombardo, Sententiae, I, 8, 8, 82; Tommaso d’Aquino, Sententiae, I, 8, 3, 1.

In questo paragrafo Eckhart sviluppa il tema dell’assoluto presente in Dio, per il quale v’è creatio continua ed incarnatio continua. Esse non vanno infatti considerate tanto avvenimenti storici, che porrebbero Dio e il mondo in un dualismo insormontabile, quanto momenti della vita intratrinitaria.

Cfr. Agostino, De Trinitate, II, 5, 9.

Cfr. Id., De libero arbitrio, III, 3, 6.

De Trinitate, V, 16, 17. Letteralmente: «Ma quanto a Dio guardiamoci bene dal pensare che egli ami qualcuno solo nel tempo, come se si trattasse di un amore nuovo, di un amore cioè che in lui prima non c’era; in lui, per il quale il passato non passa e il futuro già esiste. Egli ha amato e predestinato i suoi santi prima della creazione del mondo: si è però soliti dire che essi cominciano a essere amati da Dio quando si convertono e lo incontrano, per parlare in modo accessibile alla nostra comprensione. Allo stesso modo quando si dice che Dio è adirato con i cattivi e dolce con i buoni, sono essi che cambiano, non lui. Dio è come la luce: insopportabile agli occhi malati, piacevole ai sani. Ma ciò che cambia sono gli occhi, non già la luce», trad. it. di C. Borgogno, Edizioni Paoline, Alba, 1977, p. 263.

La citazione eckhartiana non è corretta: si tratta in effetti di De Trinitate, XII, 7, 10: «Da parte sua, Dio non vede nel tempo, e nessun elemento nuovo viene a modificare la sua visione», trad. it. cit., p. 451.

Isidoro di Siviglia, Sententiae, I, 8, 4. Eckhart lo indica col suo incipit: «Summum bonum Deus est».

Es, 3, 13 sg.

Mt, 26, 38; Me, 14, 34.

Eckhart sviluppa anche qui (cfr. Istruzioni spirituali, cap. 9 e nota 19; L’uomo nobile, p. 221 e nota 3) il tema paolino dell’uomo esteriore e dell’uomo interiore (2 Cor, 4, 16), interpretato con l’aiuto di «maestri», tra i quali principalmente Agostino, De Trinitate, XI, 1,1.



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