Destini by Corrado Stajano

Destini by Corrado Stajano

autore:Corrado Stajano [Stajano, Corrado]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2023-10-10T14:55:38+00:00


L’umile venditore di libri

Diceva di essere soltanto un umile venditore di libri, Roberto Cerati. È morto il 22 novembre 2013 nella sua casa di Milano, vicino alla chiesa di San Marco. Aveva sopportato per mesi, con il coraggio della naturalezza, un terribile male.

Altro che «umile venditore di libri». Per Giulio Einaudi era il gran consigliere segreto, un capo di stato maggiore. Era anche un monaco, un missionario, un meteorologo culturale, un ambasciatore, un portatore di doni e anche un inquisitore alla ricerca della verità, un vietcong, con i suoi giubbetti neri e blu chiusi fino al collo. Era soprattutto un grande intellettuale.

La casa editrice Einaudi pubblica ogni anno un libriccino elegante di cartoncino grigio, non in vendita, un migliaio di copie, la metà numerate, da inviare agli amici. Tra l’altro: Il carteggio Einaudi-Montale per le Occasioni, le Lettere all’editore di Gianfranco Contini, la Lezione magistrale di Giulio Einaudi all’Università di Torino che il 14 ottobre 1998 conferì all’editore la laurea honoris causa in Lettere. Quel giorno Roberto Cerati comparve nell’aula di via Po vestito con giacca e cravatta e sembrava un ufficiale di carriera in borghese a disagio, dismessa la divisa.

È toccata anche a Cerati un’operina, Lettere a Giulio Einaudi e alla casa editrice (1946-1979), a cura di Mauro Bersani, «2000 copie non venali delle quali 1000 numerate». È uscita un anno dopo la morte, nel novembre 2014. Chissà cosa avrebbe detto Cerati, lieto, orgoglioso, intimidito, come nascosto anche a se stesso. Un bellissimo libro, curato con somma attenzione, corredato da note preziose: trentun lettere all’editore, qualche lettera ad altri, Renato Solmi, Luciano Foà, Guido Davico Bonino, Italo Calvino, Giulio Bollati, Alessandro Bacci. È un libro del mondo di ieri che immalinconisce perché obbliga il lettore a un confronto continuo tra quel passato e la caduta culturale di oggi: il degrado di gran parte dell’editoria, omologata ed omologante, all’ossessiva ricerca dei bestseller, che stampa libri, chissà perché, e li abbandona alla ventura. Ben vengano i bestseller, scrive Cerati, casuali, febbrili, ma non siano l’unica ragione di esistere, non soffochino la normalità del progetto editoriale. Non esistono soltanto i grandi numeri.

È un calderone ardente questo epistolario senza risposte di Roberto Cerati. Consiglia, giudica, propone, spiega, racconta – le prenotazioni, le ristampe –, critica, scrive di quel che non va, parla dei premi letterari, lo Strega, il Viareggio, delle vetrine di Natale, degli amati venditori della Einaudi, degli altri editori, la Feltrinelli che dopo i grandi successi dell’esordio perde colpi – «il successo insuperbisce» –, scrive del mite e colto Luciano Foà, dei primi libri, nel 1963, della neonata Adelphi, «abbastanza belli»: rammentano, con una variante tedesca, la Biblioteca Romantica di Mondadori, diretta, negli anni trenta, da G.A. Borgese. Parla senza tregua delle collane di casa, i Millenni, i Supercoralli, i Saggi rossi, gli Struzzi, i Classici.

Sa scrivere, con chiarezza e con grazia. A Giulio Einaudi, a differenza di tutti i collaboratori, dà sempre del lei, lo chiama Egregio Dottore, termina le lettere con i suoi ossequi. Non è mai noioso, è spiritoso, come quando racconta, mimetico nel linguaggio, di un suo incontro con Elsa Morante.



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