Diario del ladro by Jean Genet

Diario del ladro by Jean Genet

autore:Jean Genet [Genet, Jean]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-8856501179
editore: il Saggiatore
pubblicato: 2008-12-31T23:00:00+00:00


Un simile linguaggio rese più sbrigliato Robert. Sicuro d'esser sostenuto da Stilitano, si mostrò capace delle più matte licenze. I suoi discorsi divennero molto buffi. Stilitano ci si divertiva e usciva soltanto con lui. Il mio umore si fece più grigio. Ero geloso dei miei due amici. Infine Robert, che amava le ragazze, sorrideva a tutte quante. Era amato. Per questo lo sentivo, con Stilitano, non contro di me ma fuori della mia portata. Mi superava in bellezza, e perché gli fosse più facile attirare gli uomini, Stilitano gli diede i miei vestiti. Robert li portava disinvolto, sorridente. Io avevo soltanto un paio di pantaloni, una giacca e qualche camicia strappata. Contro Stilitano inventai misere vendette. Paragonato ad Armand, diventava sempre più piatto, privo di spessore. La sua bellezza mi parve sciapa. Il suo linguaggio era scolorito. Da Armand speravo nuove rivelazioni.

Non posso dire che all'origine della mia decisione di scrivere libri pornografici si trovino i suoi impudichi atteggiamenti, ma certamente rimasi sconvolto dall'insolenza d'una sua risposta a Stilitano che molto calmo, anche se con una lieve punta d'indifferenza, gli chiedeva il motivo d'un così appassionato lirismo.

- I miei coglioni - disse, - i miei coglioni. Le donne non se ne vanno forse spaparacchiandoti in faccia le belle tettine, pavoneggiandosi, le donne? I miei coglioni, io ho pure il diritto d'offrirli a chi mi pare, di metterli in mostra, e magari, i miei coglioni, di presentarli su un vassoio. Posso addirittura - ne ho pieno diritto, son belli - spedirli in dono a Pola Negri o al Principe di Galles!

Stilitano poteva arrivare al cinismo, non al canto. Seppellite da tempo dentro di me - dove, accumulandovisi, rendevano più greve il mio rancore - risalivano alla superficie, per ammorbarmi il fiato, la sua vigliaccheria, la sua mollezza, la sua infingardaggine. Ciò che un tempo lo rendeva bello - come un'ulcera che scolpisca e dipinga la carne - diventava per me motivo di disprezzo.

Nessun dei due pareva accorgersi della mia gelosia, della mia rabbia, e che queste stessero lavorando sui nostri rapporti. Un giorno ch'ero solo con lei, Sylvia, per la strada, mi prese a braccetto. Mi si strinse contro. Due uomini ch'io amavo, con la loro reciproca e inequivocabile amicizia, s'allontanavano da me, mi negavano l'accesso alla schietta cordialità - schietta e gioiosa ma ancor di più m'avviliva la donna d'uno di loro, col suo desiderio così vicino alla consolazione dei poveri. Contro il mio corpo, la sua anca e i suoi seni quasi mi provocavano il vomito. Davanti a Stilitano, certo per ferirlo, ebbe il coraggio di dire che le piacevo. Robert e lui scoppiarono in una risata: - Allora, non vi resta che andarvene a... spasso tutt'e due. Noi, ora usciamo insieme.

Scacciato dal loro sorriso, mi vedevo rotolar giù per le scale di luce dominate da Stilitano.

Raggiunsi la mia Spagna e i miei stracci, le mie notti fra i poveri, arricchito di qualche gioia ma disperato: eccomi ormai sicuro di non poter far altro che morder la polvere, leccare i piedi - i miei, impolverati da marce estenuanti.



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