Dove comincia l’Europa by Yoko Tawada

Dove comincia l’Europa by Yoko Tawada

autore:Yoko Tawada [Tawada, Yoko]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2022-01-17T15:45:18+00:00


Lucia Perrone Capano

L’Europa di Yoko Tawada

Esplorazioni poetiche sui confini

Esplorare l’Europa sui confini, come ci propone il racconto-saggio Dove comincia l’Europa1 della scrittrice tedesco-giapponese Yoko Tawada, che qui si presenta per la prima volta in traduzione italiana, può farci scoprire come i confini che separano l’Europa dall’Asia siano fittizi e arbitrari e la nostra appartenenza all’una o all’altra una costruzione culturale. La difficoltà a stabilire confini naturali o qualcosa che si possa definire univocamente un confine porta di solito a chiedersi dove finisca l’Europa, se ad esempio la Russia appartenga o meno a un’Europa che viene sempre chiamata a ridefinirsi e a riposizionarsi rispetto alla questione delle alleanze e delle migrazioni. Se invece consideriamo il confine come uno spazio intermedio, come propone Jean-Luc Nancy2, un meridiano nel senso di Paul Celan, una “figura immaginaria e terrestre”3, allora possiamo lanciare sguardi in diverse direzioni e possiamo chiederci con Yoko Tawada non dove finisca, ma dove cominci l’Europa, quale sia l’ingresso o la forma che assume questo ingresso.

Venuta dal Giappone in Europa con la Transiberiana e un viaggio che assume contorni mitici nella sua opera, Tawada decide di fermarsi in Germania e precisamente ad Amburgo, dove vive dal 1982 al 2006, anno in cui si trasferisce a Berlino. In Germania, in un campo di tensioni culturali, fa della lingua “straniera” tedesca la sua lingua letteraria, pur continuando a scrivere anche in giapponese e a pubblicare le sue opere sia in Germania che in Giappone. Scrive prose brevi, romanzi, poesie, saggi poetici, pièce teatrali, rimettendo in discussione, attraverso la sua particolarissima scrittura letteraria – influenzata dai due sistemi segnici – le nozioni di identità, cultura, appartenenza nazionale e linguistica4 e facendo interagire in maniera inedita le lingue e le culture.

Alla strutturazione in generi, forme riconoscibili, catalogabili, i suoi testi sostituiscono una percezione più vasta della non formalizzazione, quel transito più inafferrabile dove il tempo dell’esistenza coincide con il tempo della scrittura e/o della lettura. Le differenze che acuiscono lo sguardo portano l’autrice ad una messa in scena fittizia dello sguardo estraneo. Rispetto alla centralità dell’autore o del testo, Tawada sembra proporre di sé l’immagine minima della lettrice, che le consente un grado massimo di apertura e di libertà per penetrare, con profondità di spessore unita a seducente leggerezza, in un tormentato e creativo paesaggio in cui si scopre continuamente un mondo affine e diverso. Con l’atteggiamento iniziale di chi entra in un paese straniero come se non ne avesse mai sentito parlare prima, l’io narrante dei suoi testi – spesso “saggi” nel senso proprio del termine – disseziona ciò che vede in singole parti che ricompone poi nei pezzi di un libro immaginario che è quello che abbiamo dinanzi ai nostri occhi. La sua esplorazione è mossa dalla curiosità, trascinata dal desiderio, quasi che solo lo/la straniero/a, con il suo sguardo infantile, possa dischiudere il significato magico delle cose e della lingua e che l’esperimento della scrittura possa compiersi solo o al meglio misurandosi con altri scenari naturali e mentali. Alla ricerca di tracce



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