Elegante da morire by Renata Molho

Elegante da morire by Renata Molho

autore:Renata Molho [Molho, Renata]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2024-04-13T20:26:31+00:00


Cani scultura e l’iguana Sauri

Nostalgia per un cagnolino fatto con un palloncino.

I sentimenti crescono e prendono strane vie. Basta seguirli.

E, a volte, ci si ritrova.

Sue Ellen girovagava per la città e piano piano si risvegliava dal torpore alcolico. Quando era di quell’umore doveva regalarsi qualcosa. Non importa cosa, ma non certo abiti e accessori. Non ne poteva più: la madre l’aveva tradita con la moda. Le aveva sottratto tempo e amore. Jesais Tout si commuoveva per un abbinamento di colori, mentre la malinconia perenne della figlia la lasciava del tutto indifferente.

Ora, finalmente, il conflitto era risolto. Così, almeno, pensava ingenuamente Sue Ellen che, passando di fronte alla vetrina di una galleria d’arte, fu attratta dalla lucentezza di una scultura. La forma le ricordava l’infanzia, quei palloncini che le abili mani di un ambulante trasformavano in animaletti. Le riscaldò il cuore il ricordo di quando andava al parco con la baby-sitter e desiderava tanto quel cagnolino colorato fatto con il palloncino. Era rosso.

«No, la mamma non vuole. È cheap», le aveva risposto la diligente tata.

Ecco, oggi quel grande cane in metallo lucente, che altro non era che la riproduzione gigante di quell’oggetto del desiderio, l’avrebbe consolata. Quel giorno di tanti anni prima si era sentita più miserevole e povera dell’ambulante nel parco.

«Chissà se c’è ancora. Vorrei dirgli che la sua piccola scultura è diventata un’opera famosa. Anzi, che si meriterebbe la metà di tutti i soldi che io pagherò questo stupido cane metallico perché un artista ritenuto importante, cittadino onorario di quel Gran Mondo dell’arte contemporanea, l’ha copiato ed è diventato ricchissimo.»

Per un attimo, pensò perfino di passare per il parco a cercare quel signore grasso, sudato e pelato che si guadagnava da vivere strappando sorrisi ai bambini e dando forma ai palloncini che tirava fuori da una grande borsa nera sfondata.

«No, non lo farò, dovrei smetterla di avere pensieri così teneri», si disse. Poi entrò nella galleria e comprò la scultura. Senza esitazioni né sentimentalismi.

In realtà Sue Ellen era piuttosto povera, ma per sua grande fortuna tutti le facevano credito. Era la figlia di… Un’ottima ragione per non divulgare troppo la notizia della dipartita della ricca genitrice. Se avessero saputo che ormai era orfana, i creditori l’avrebbero assediata.

«Me la mandi a Fes, grazie.»

«Certo, Sue Ellen», disse la gallerista anche se la voce le si spezzò. Non sapeva se dire o non dire quanto aveva sulla punta della lingua. Sue Ellen aveva un pessimo carattere e sua madre era molto potente, si spacciava per un’intellettuale e il mondo dell’arte ormai la temeva come e più di quello della moda.

Quando, per un labirintico susseguirsi di felici coincidenze ed eventi, la gallerista vide entrare Scognamiglio, ebbe un moto di sdegno. Quell’uomo mal vestito non aveva certo l’allure dell’intellettuale ricco in incognito: che volesse parlare di tasse e di guadagni in nero? No, non si sarebbe presentato così. Sembrava un pesce fuor d’acqua tra buchi nel pavimento e pezzi di metallo a lui chiaramente incomprensibili: si guardava intorno come un naufrago che cerchi una zattera alla quale aggrapparsi.



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