Filmare le culture: un'introduzione all'antropologia visiva by Cecilia Pennacini

Filmare le culture: un'introduzione all'antropologia visiva by Cecilia Pennacini

autore:Cecilia Pennacini [Pennacini, Cecilia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Anthropology, Cultural & Social, Social Science
ISBN: 9788843034277
Google: nxkSAQAAIAAJ
editore: Carocci
pubblicato: 2005-01-14T23:00:00+00:00


Figura 3.2: Nanook, Nyla e Flaherty con la macchina da presa. Fonte: tratta dal dvd Nanouk l’Esquimau, Arte video.

Figura 3.3: L’inserto del cane nella sequenza 11. Fonte: tratta dal dvd Nanouk l’Esquimau, Arte video.

3.6

Sviluppi del documentario

Dopo Nanook of the North, la produzione di film documentari si intensifica, e questo avviene anche grazie allo sviluppo della tecnica cinematografica. Il 16mm viene introdotto sul mercato come formato amatoriale o documentaristico nel 1923, anche se numerosi documentari del periodo classico continueranno ad essere realizzati nel formato 35mm. Il problema della sincronizzazione del sonoro non verrà invece risolto completamente fino agli anni cinquanta, come vedremo tra poco. Flaherty, dopo il successo commerciale di Nanook, passerà ad altre imprese documentaristiche, non tutte felici come la prima.

Nel 1926 realizzerà a Samoa, nel villaggio di Savai’i, il film Moana (Moana. L’ultimo Eden). Ma le condizioni dellisola non sembrarono offrire a Flaherty spunti analoghi a quelli che aveva trovato nell’artico. I temi della sopravvivenza e della lotta con l’ambiente prediletti dall’autore, che avevano consentito di dare a Nanook una struttura drammatica efficace, non emergevano nel contesto samoano, Flaherty decise allora di ricostruire per il film una cerimonia iniziatica, riprendendo la dolorosa pratica del tatuaggio (Barnouw, 1993, p. 47).

Successivamente, Flaherty avvierà una collaborazione con Frederick Murnau per la realizzazione di un film di finzione, Tabu, girato in Polinesia nell’isola di Bora-Bora, senza però riuscire a riprodurre il successo di Nanook. Passeranno ancora diversi anni prima che Flaherty ritrovi il successo personale e di pubblico che aveva ottenuto con Nanook. Soltanto nel 1934 uscirà Man of Aran (L’uomo di Aran), realizzato in un’isola a nord dell’Irlanda, con cui Flaherty, premiato quell’anno alla Mostra del Cinema di Venezia, ritornerà al tema che gli era più caro: la sfida dell’uomo in un ambiente naturale ostile. In seguito egli realizzerà ancora alcuni documentari, sempre con la collaborazione della moglie Frances, tra cui The Land e Louisiana Story.

Il decennio che va dagli anni venti agli anni trenta del Novecento vede emergere di altre grandi figure di cineasti orientati al documentario, grazie ai quali questo genere si consoliderà e allo stesso tempo si articolerà in diversi filoni, sulla base di scelte tematiche e di tendenze teoriche differenti. In Gran Bretagna, grazie soprattutto all’opera di John Grierson, si svilupperà una solida tradizione documentaria caratterizzata da un marcato interesse per i fenomeni sociali contemporanei. Pur riconoscendo la fondamentale funzione ispiratrice del cinema di Flaherty, e più in particolare di Nanook, Grierson si impegnò a documentare temi diversi da quelli prediletti da Flaherty, sviluppando una critica al “primitivismo” e al romanticismo che avevano programmaticamente caratterizzato le scelte espressive dell’autore di Nanook, il quale si mantenne sempre sostanzialmente indifferente ai conflitti e alle contraddizioni del mondo moderno, alla ricerca incessante del “buon selvaggio”.

I temi “esotici” non mancano però di continuare ad affascinare cineasti dell’epoca. Nel 1925, Meriam Cooper e Ernest Schoedsack — che diverranno famosi di lì a qualche anno per avere diretto King Kong — realizzano Grass (Erba), un documentario che illustra l’immensa transumanza di 50.000 pastori baktiari



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