FILOSOFIE DI PACE E GUERRA. Kant, Clausewitz, Marx, Engels, Tolstoj by W.B. Gallie

FILOSOFIE DI PACE E GUERRA. Kant, Clausewitz, Marx, Engels, Tolstoj by W.B. Gallie

autore:W.B. Gallie
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Filosofia
ISBN: 88-15-03795-0
editore: i Mulino
pubblicato: 1993-03-14T16:00:00+00:00


Per quel che riguarda il primo gruppo di domande, la difficoltà principale consiste nella mancanza di dichiarazioni teoriche autorevoli che potrebbero indicarci il «posto» che occupa la guerra all’interno della teoria generale marxista della società. Questa mancanza, a mio parere, non è casuale: non ci si può limitare a dire che Marx non aveva il tempo ed Engels non aveva la forza e l’abilità filosofica per affrontare l’argomento. Vorrei quindi entrare nei dettagli: se prendiamo in considerazione una qualsiasi delle versioni apparentemente definitive dell’«interpretazione economica della storia», vale a dire quei passi ben noti tratti dalla prefazione alla Critica dell'economia politica, dall’Antiduhring, da Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, o la celebre lettera di Engels a J. Bloch del settembre 1890, possiamo notare come, mentre attività «sovrastrutturali» quali la politica, l’amministrazione della giustizia, le arti e la religione sono poste in relazione alle forze e agli ordinamenti produttivi fondamentali delle diverse società umane e spiegate in base ad essi, in nessuno di questi scritti si afferma che la stessa cosa vale per la guerra. Per questo motivo gli studiosi che hanno colto la discrepanza logica che circonda la nozione di guerra nella teoria marxista sono stati indotti ad esaminare attentamente e interpretare alcuni passi, nessuno dei quali scritto con grande cura o precisione logica, in cui Marx e Engels stanno chiaramente utilizzando quella che si potrebbe definire «la posizione generale marxista sulla guerra», anche se non è affatto chiaro a cosa corrisponda esattamente tale posizione.

È possibile offrire una ricostruzione di tale posizione con la fiducia che sarà accolta con soddisfazione da ogni persona razionale, marxista o non marxista che sia? Esistono alcuni punti fermi che sono ormai assodati. Per i marxisti, come per Clausewitz prima di loro, le guerre, in situazioni culturali, tecnologiche ed economiche diverse, hanno avuto significati molto differenti e hanno generato conseguenze profondamente diverse sulla storia dell'umanità. E per questo motivo (fra gli altri) il marxismo non respinge la guerra in generale come intrinsecamente malvagia o irrazionale: esso approva invece alcune guerre, come ad esempio quelle combattute per liberare classi e razze oppresse, mentre ne disapprova altre che hanno uno scopo opposto. (E neanche, detto per inciso, il marxismo ritiene che la pace sia sempre encomiabile: basterà ricordare i commenti di Marx sulla pace del ristagno economico che è proseguito per secoli in oriente.) Ma ancor più chiaramente il marxismo non trova niente di creativo, o di positivo dal punto di vista dei valori umani, nella guerra in sé: secondo la teoria marxista, i valori umani derivano da spinte verso la trasformazione sociale che si fondano, essenzialmente, su nuove possibilità di produzione; ed è solo nella misura in cui la guerra contribuisce ad accelerare tali trasformazioni che essa costituisce un mezzo per il progresso dell’umanità.

Da queste considerazioni, prese nel loro insieme, consegue chiaramente che la guerra è comprensibile solo in rapporto ad altre trasformazioni che si verificano in strati più profondi e ad altri conflitti relativi all’organizzazione da parte degli uomini delle loro forze produttive, ed è evidentemente subordinata ad esse.



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