Finzioni politiche by Joan Didion

Finzioni politiche by Joan Didion

autore:Joan Didion [Didion, Joan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2020-05-13T22:00:00+00:00


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La vera sostanza della presenza politica di Gingrich deriva dalla sua abilità nel manipolare preferenze di elettori su cui è stata condotta un’approfondita ricerca e pregiudizi per trasformarli in questioni di solo principio. Le posizioni che prende sono accuratamente calibrate sulle paure e i risentimenti espressi da buona parte degli americani, eppure, nella sua retorica, è solo, osteggiato dal «sistema», da «Washington», dall’«élite liberal», dall’«élite della East Coast» (non è un caso se in 1945 è la menzione di Harvard a suscitare in un presidente sensibile l’antipatia per «la snobberia della East Coast, il loro senso di superiorità intellettuale»), o semplicemente da un non meglio specificato «loro». «È come se vivessi al limite» ha detto Gingrich a Dick Williams. «Sprono il sistema.» Quando, in un celebre memorandum della Gopac, Gingrich consigliava ai candidati repubblicani di usare parole come «decadenza», «malati», «patetici», «stagnazione», «corrotti», «spazzatura» e «traditori», per descrivere i democratici, e «condividere», «cambiare», «verità», «morale», «coraggio», «famiglia», «pace» e «dovere», per i repubblicani, ognuna di queste era stata testata e ben oliata nei focus group per funzionare in quello che il memorandum chiamava «Il linguaggio, meccanismo di controllo fondamentale».

Il contratto con l’America del 1994 fu presentato, e curiosamente accettato persino dall’opposizione, come un «programma coraggioso» (gli avversari dicevano troppo coraggioso, ma furono lasciati a litigare solo per giungere a un compromesso), una «visione per il futuro dell’America» (gli avversari si dimostrarono solleciti nel condividere la visione, ed ebbero da ridire solo sui mezzi), eppure ognuno dei suoi dieci punti era stato elaborato – e poi opportunamente rivisto – dai focus group condotti da Frank Luntz, che nel 1992 aveva condotto i sondaggi prima per Pat Buchanan e poi per Ross Perot. «Il contratto con l’America è pensato specificamente per gli elettori indecisi su Perot che odiano le partigianerie» disse il signor Gingrich durante la sua apparizione alla Ymha nel 1995. «I dieci punti, fondamentalmente, sono emersi come una selezione dei desideri più sentiti dagli americani» recita la versione alquanto criptica della faccenda fornita in To Renew America. «Possiamo letteralmente dire che il contratto con l’America è nato dalle conversazioni con il popolo americano e dai nostri valori di conservatori.»

Le preferenze e le attitudini scoperte attraverso le ricerche di opinione tendono a essere, a prescindere da chi commissiona queste ultime, assai coerenti. Gran parte degli elettori americani che finiscono nei focus group è delusa dal sistema del welfare per come è, ritiene che si sia esagerato con la affirmative action, è contro il crimine e a favore delle «opportunità». Questo dicono ai ricercatori che lavorano per i candidati repubblicani, ma anche a quelli che lavorano per i democratici. Motivo per cui, naturalmente, chiunque avesse un ricercatore che si era trovato ad avere un’identica conversazione con il popolo americano non sapeva dove collocarsi sul contratto con l’America. «Ora, in questa città abbiamo un semplice principio» disse il signor Gingrich al comitato nazionale dei repubblicani nel gennaio del 1995. «Sono un vero rivoluzionario; loro sono veri reazionari. Noi cambieremo il mondo; loro faranno di tutto per fermarci.



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