Storie di ordinaria follia by Charles Bukowski

Storie di ordinaria follia by Charles Bukowski

autore:Charles Bukowski [Bukowski, Charles]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
pubblicato: 2012-04-17T04:00:00+00:00


In galera col nemico pubblico n. 1

stavo ascoltando Brahms a Filadelfia, nel 1942. avevo un piccolo grammofono. era il secondo movimento della quarta. abitavo da solo a quel tempo. stavo lentamente scolandomi una bottiglia di porto e fumando un sigaro a buon mercato.. la stanza era piccola e pulita. in quella — come suol dirsi — bussarono alla porta. pensai fosse qualcuno venuto a recarmi il premio Nobel o il Pulitzer. due dall'aria di burini.

Bukowski?

sì.

mi mostrarono un distintivo: F.B.I.

vieni con noi. mettiti su la giacca. starai via per un pezzetto.

non sapevo che cosa avessi fatto. non lo chiesi. fiato sprecato. uno dei due spense Brahms. scendemmo le scale, uscimmo in strada. Cera un sacco di gente affacciata alle finestre, manco l'avessero saputo.

poi la voce dell'eterna donnetta: l'hanno preso, quel schifoso! lo portano via!

non mi possono vedere, le signore.

seguitavo a stillarmi il cervello, cos'avrò fatto mai, e l'unica era che avessi ammazzato qualcuno mentre ero ubriaco. ma lostesso, che c'entrava l'F.B.I.

posa le mani sui ginocchi e non fare un gesto!

due sedevano davanti e due altri sul sedile posteriore, sicché proprio dovevo aver ammazzato qualcuno. qualche pezzo grosso.

ci mettemmo in marcia. a un certo punto soprapensiero feci per grattarmi il naso.

FERMO CON LE MANI!

arrivati al comando, uno degli agenti mi indicò una sfilza, di foto appese alle quattro pareti.

li vedi quei ritratti? mi domandò, burbero.

li guardai. belle cornici. ma nessuna delle facce mi diceva granché.

sì, li vedo, quei quadri, gli risposi.

quegli uomini sono stati uccisi al servizio dell'F.B.I. non sapendo che cosa s'aspettasse che dicessi, non dissi niente.

mi portarono in un'altra stanza. c'era uno dietro la scrivania.

DOV'È TUO ZIO JOHN? mi urlò.

cosa? domandai.

DOVÈ TUO ZIO JOHN?

non capivo che intendesse. lì per lì pensai che alludesse a qualche strumento segreto che portavo con me per uccidere la gente da ubriaco. ero nervoso e niente aveva senso.

insomma... JOHN BUKOWSKI!

oh, è morto.

'azzo, sfido che non riusciamo a trovarlo!

mi chiusero in una cella arancione. era di sabato pomeriggio. dal finestrino vedevo il viavai della gente per strada. com'erano fortunati! di rimpetto c'era un negozio di dischi. la musica arrivava fino a me. ogni cosa pareva piacevole e facile, là fuori. seguitavo a cercar di ricordare cosa avevo fatto. mi veniva da piangere, ma non ci riuscivo. provavo solo un'amara stanchezza, una nausea triste: quando ti senti giù, che più a terra non potresti. mi capite cosa intendo. ognuno di voi l'avrà provata, qualche volta. a me capita spesso di provarla, troppo spesso.

la prigione di Moyamensing fa pensare a un vecchio castello. un enorme portone di legno si aprì per lasciarmi passare. mi stupì che non ci fosse un fossato e un ponte levatoio.

mi sgnaccarono in una cella insieme a un ciccione dall'aria di ragioniere.

sono Courtney Taylor, mi disse. nemico pubblico N.° 1. poi mi chiese: per cosa sei dentro?

(a questo punto, me n'ero informato.)

renitenza alla leva.

sono due, le categorie che ci stanno sul cazzo, a noi qui: i renitenti e gli esibizionisti.

ladri, si, ma patrioti, eh? fai grande il Paese, per meglio rubare.

fatto sta che i renitenti non ci vanno a genio.



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