Flora by Alessandro Robecchi

Flora by Alessandro Robecchi

autore:Alessandro Robecchi [Robecchi, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2021-03-14T23:00:00+00:00


* Bob Dylan, Desolation row: «Per lei la morte è abbastanza romantica / Indossa una maglia d’acciaio / La sua professione è la sua religione, /Il suo peccato è la mancanza di vita».

Ventitré

«Esatto, Flora, c’è tutto».

Corrado Stranieri è nell’appartamentino senza soffitto di lei, che si torce le mani, stanca, preoccupata. Non riuscirà mai a ricordare ogni cosa, a raccontare in un’ora, come se fosse un caso di Crazy Love, quella storia che vogliono loro. Lui, invece di irrigidirsi, le sorride in quel suo modo disarmante, l’aria rilassata del professore che incoraggia l’alunna in ansia.

«C’è tutto, Flora, questo è il bello! La libertà, la voglia di cambiare, l’amore senza limiti, senza condizioni. C’è la ribellione e la poesia. C’è l’utopia e il sogno, l’erotismo, la musica. Tutto è libertà. Totale, irrefrenabile».

Flora ascolta e non vorrebbe. C’è un istinto, dentro di lei, che si ribella: mi parla di libertà? Proprio quest’uomo che me l’ha tolta?

Eppure le sembra che i primi giorni di prigionia le abbiano insegnato alcune cose, non saprebbe quali, ma sente di essere un po’ cambiata. E anche lui, quest’uomo che sembra in pace con se stesso, per nulla minaccioso, che non alza mai la voce... la attrae, ecco. Ogni ora che passa si accorge che deve sforzarsi un po’ di più per detestarlo, per ricordarsi che è il suo guardiano, il suo secondino. Non riesce a trattarlo con disprezzo, anche quando vorrebbe, e se ha uno scatto, un moto di stizza, poi si ritrova a pentirsene, a dispiacersi. Cosa cazzo le sta succedendo?

Lei studiava, leggeva, spesso senza comprendere, come le aveva spiegato Corrado Stranieri: «Beva, Flora, non cerchi di capire tutto, si riempia, si lasci trasportare...».

Lei capiva e non capiva.

Ma quelle ore infinite di racconti, piene di dettagli, di avvenimenti, di personaggi, aneddoti, storie, le stavano diventando care come un profumo nell’aria, al quale ti affezioni, che cerchi anche senza volere. Corrado Stranieri si affacciava alla sua stanza verso le dieci del mattino, dopo colazione, fresco e riposato, non sembrava per niente un sequestratore che parla con l’ostaggio, più un istitutore che consiglia la sua protetta, che la tiene sotto la sua ala, che le apre sul mondo porte e finestre che lei nemmeno immaginava.

Si è accorta di aspettarlo, di guardare l’orologio, di provare una piccola apprensione se lui ritarda. Come è possibile che una persona che ti usa una violenza ti diventi... cara, ecco, la parola giusta è questa. Ogni tanto si guarda allo specchio, si tocca i capelli inariditi, si chiede in un sussurro: «Che ti succede, Flora? Che cretina!». Ma poi, quando è distratta, quando non ci pensa, le viene in mente che vorrebbe piacergli.

Se faticava a impossessarsi della storia è perché la storia scappava di qua e di là, non era chiara, e lui, Corrado Stranieri, che le dava del lei, che aveva solo parole gentili, non la metteva in ordine, non la presentava con un prima, un durante, un dopo. Gliel’aveva spiegato: «Non ci sarà un testo da recitare, non vogliamo le parole di altri, nemmeno le mie.



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