Gamma 22 - Rivista di Fantascienza (1967) [beta] by Robert Sheckley Irving Phillips Fabrizio Gabella

Gamma 22 - Rivista di Fantascienza (1967) [beta] by Robert Sheckley Irving Phillips Fabrizio Gabella

autore:Robert Sheckley, Irving Phillips, Fabrizio Gabella
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
editore: Edizioni dello Scorpione
pubblicato: 1967-09-30T16:00:00+00:00


IL GIUDIZIO

UNIVERSALE

Suppongo che abbia avuto inizio qualche tempo addietro, persino prima che gli astronomi lo scoprissero e certamente molto prima che me ne accorgessi io. Quanto tempo addietro non ne ho idea: migliaia di anni, forse, o magari più ancora. Ma la prima volta che ne seppi qualcosa fu una sera di marzo, quando apersi il giornale.

Jane si trovava in cucina, a rigovernare, e io mi ero accomodato nella poltrona, intento a leggere gli articoli principali. Scorsi frettolosamente tutte le chiacchiere sulla guerra, sul controllo dei prezzi, i suicidi e gli omicidi poi detti un’occhiata al resto del giornale. Un titolino nell’ultima pagina attrasse la mia attenzione; diceva così:

PERDONO

LE STELLE

GLI ASTRONOMI

Suppongo dovesse trattarsi di una storia di palpitante interesse umano, poiché l’articolo era scritto in quell’esasperante stile pieno di riserbo che i giornali adoperano per roba del genere.

Il Dr. Wilhelm Mentzner, dell’Osservatorio di Mount St. James, ci ha detto che nelle ultime settimane non è più riuscito a ritrovare alcune stelle della Via Lattea. Sembrerebbe, secondo quanto ci ha detto il Dr. Mentzner, che esse siano svanite senza lasciare traccia. Fotografie riprese a intervalli di alcune sezioni dello spazio non recano più traccia della presenza di quelle stelle deboli e lontane. Nelle fotografie riprese non più tardi dell’aprile 1942 esse appaiono al loro posto e intatte, così…

L’articolo riportava i nomi di alcune stelle, che a me non dicevano un bel niente, e redarguiva gli scienziati per la loro sbadataggine. Così concludeva l’estensore dell’articolo:

Immaginate un po’, perdere qualcosa della grandezza di una stella. Tuttavia non ha molta importanza. Agli astronomi è rimasto comunque qualche centinaio di miliardi di stelle per baloccarsi.

Al momento pensai che fosse discretamente spiritoso, sebbene di un gusto discutibile. Non so proprio niente di scienza, io mi occupo di abbigliamento, però ho sempre guardato ad essa col più grande rispetto. Così come la vedo io, tu cominci a ridere in faccia agli scienziati e quelli ti vengono fuori con qualcosa come la bomba atomica. Meglio trattarli con un po’ di rispetto.

Non riesco a ricordare se mostrai l’articolo a mia moglie. Se così fu, lei non fece alcun commento particolare.

La vita proseguì come al solito. Andavo a lavorare a Manhattan e tornavo a casa a Queens. Pochi giorni dopo ci fu un altro articolo. Questo era scritto da un laureato in scienze e lasciava stare lo stile scherzoso.

Diceva che, a quanto pareva, le stelle stavano scomparendo dalla nostra galassia a una velocità impressionante. Osservatori dei due emisferi avevano calcolato che nelle ultime cinque settimane erano scomparsi alcuni milioni delle stelle più lontane della Via Lattea.

Uscii dalla porta della cucina per dare un’occhiata. A me sembrava che tutto fosse in ordine. La Via Lattea era sempre lassù, distesa attraverso il cielo fitta come sempre. L’Orsa Maggiore brillava e la Stella del Nord indicava sempre nella direzione di Westchester. Nessuna differenza. Il terreno sotto i miei piedi era gelato, però l’aria era tiepida. La primavera sarebbe arrivata presto, e con essa le consuetudini primaverili.

In lontananza potevo scorgere il bagliore rosso di Manhattan, attraverso il ponte della 59.



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