Giardini. Riflessioni sulla condizione umana by Robert Pogue Harrison

Giardini. Riflessioni sulla condizione umana by Robert Pogue Harrison

autore:Robert Pogue Harrison [Pogue Harrison, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Gardening, General, Social Science, Sociology
ISBN: 9788881129881
Google: OZR_PQAACAAJ
editore: Fazi
pubblicato: 2009-03-15T17:03:09+00:00


12. Miracoli simpatici

«Come è possibile che i ritmi e le melodie, pur essendo soltanto suono, somigliano tanto agli stati d’animo?», si chiede Aristotele. Allo stesso modo ci si può chiedere: come è possibile che un giardino fatto di piante, acqua e pietra somigli a uno stato d’animo? Non userei neanche il termine “somigliare”. Il giardino di Kingscote non assomiglia alla mia ataraxía, né io porto con me nel giardino questo mio stato d’animo, piuttosto lo trovo lì. Se un giorno Kingscote scomparisse, sparirebbe anche quella particolare quiete interiore a cui il giardino consente di accedere. Non esistono stati d’animo che non abbiano un loro posto privilegiato nel mondo; e se non ci fossero questi luoghi anche il mondo sarebbe senz’anima.

In uno dei suoi scritti giovanili intitolato Amour de vivre, Albert Camus racconta di una passeggiata nel giardino di un chiostro di San Francisco: «Mi sono perso nell’odore del silenzio, diventando nient’altro che [...] il volo degli uccelli di cui vedevo le ombre sulle parti di muro ancora illuminate dal sole» (Amour de vivre, p. 55). Per un momento – l’affermazione della vita in Camus è sempre legata all’intensità di un momento più che al continuum dell’esperienza – la fusione tra stato d’animo e giardino è così totale che il primo preserva e tiene in vita il secondo:

Nel suono violento di un battito d’ali, mentre i piccioni volavano via, il silenzio improvviso e raccolto del giardino; nel cigolio solitario della catena del pozzo, sentii un che di nuovo eppure di familiare. Ero lucido e sorridevo dinnanzi a questo gioco unico di apparenze. Sarebbe bastato un gesto, lo sentivo, per mandare in frantumi questo cristallo in cui il volto del mondo mi sorrideva. Qualcosa sarebbe andato perduto – il volo dei piccioni sarebbe cessato e uno ad uno sarebbero pian piano precipitati con le ali spiegate. Solo il mio silenzio e la mia immobilità rendevano plausibile quella che sembrava un’illusione. (Ibidem)

Leggendo questo brano non può non venire in mente quel momento cruciale dello Straniero di Camus in cui, nell’assoluta calma e immobilità di mezzogiorno, Mersault uccide l’arabo sulla spiaggia. Lo straniero è ormai un classico che viene studiato nei licei francesi, e quando si chiede agli studenti: «Pourquoi Meursault tue-t-il l’Arabe?» (‘Perché Mersault uccide l’arabo?’), immancabilmente la risposta è: «À cause du soleil» (‘A causa del sole’). Potrebbe sembrare una non risposta, ma in realtà è molto più giusto dire che Mersault uccide l’arabo per via del sole invece di ipotizzare che il bagliore opprimente del sole sia in qualche modo il «correlativo oggettivo» dello stato d’animo di Mersault. T.S. Eliot ha definito il «correlativo oggettivo» nell’arte come «una serie di oggetti, una situazione, una successione di eventi che saranno la formula di quella particolare emozione», ossia l’emozione o lo stato d’animo interiore che l’artista cerca di evocare. Tuttavia Lo straniero, così come il brano sul chiostro citato sopra, suggerisce che in alcuni casi uno stato d’animo è consustanziale all’elemento o al luogo esterno, e non semplicemente a esso correlato in base alle leggi dell’analogia e della rappresentazione.



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