Grazia Deledda - Il Vecchio Della Montagna by AN

Grazia Deledda - Il Vecchio Della Montagna by AN

autore:AN [AN]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura Italiana
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


35

lanzichenecco. Nessuno sapeva il gioco, e d'altronde né zio Pietro né Melchiorre avevano voglia di giuocare. Basilio accettò una partita alla scopa.

«Hai denari?», chiese il giovine.

Basilio, con le mani in tasca, alzò le spalle sorridendo.

«E neppure una capra?», aggiunse l'altro mescolando le carte.

«Neppure.»

«E allora facciamo così: io ho qui una gallina (e guardò con un solo occhio entro la bisaccia). Non è rubata, sai, no, l'ho presa di casa; mia madre strillerà, accorgendosene, ma non incolperà nessuno, perché ella dice che, finché ha dei figli fuori del carcere, e le verrà rubata qualche cosa, non dubiterà mai d'altri... Basta, infine facciamo così: se perdo io, Melchiorre infila la gallina nello spiedo; se perdi tu, ti do sette pugni.»

«Accetto.»

Seduti per terra giocarono, al chiarore del fuoco, e il figlio di zia Bisaccia rideva come un fanciullo, raccontando storielle amene. Il cane, il gatto, e più indietro la lepre simile a un gomitolo di seta bionda, con gli occhioni che riflettevano la fiamma, guardavano intenti. Fuori la nebbia pallida saliva dal mare, la pioggia scrosciava sugli elci, dal vello sporco delle capre l'acqua gocciolava gialla, e la macchietta immobile e rassegnata del cavallino appariva or sì or no fra la nebbia sotto il fantasma deforme dell'elce.

Melchiorre guardava dall'apertura della capanna, e una domanda gli fremeva sulle labbra mentre il paesano raccontava le novità di Nuoro. Ma in fondo s'irritava contro la sua curiosità e taceva. Dopo il voto pronunziato sul capo paterno, negli ultimi mesi era vissuto come automa, senz'altra volontà che quella di mantener la promessa: e gli sembrava che nulla più gl'importasse di Paska.

Vinse Basilio, forse per generosità dell'avversario, il quale aveva un ottimo cuore e rubava le provviste di sua madre per portarle alle sue amanti povere. La gallina nera picchiettata di bianco venne fuori dalla bisaccia, e fu pelata e passata alla fiamma: dentro aveva un grappolo d'uova alcune già grosse e gialle.

Ahi, quanto doveva strillare zia Bisaccia!

Infilando la gallina nello spiedo, Melchiorre aprì le labbra per far la domanda che gli saliva suo malgrado alle labbra. Sollevò gli occhi, vide che il bel giovine rideva e non osò. No, no, no: che gl'importava? Era così vile da interessarsi ancora ad una donna che aveva bastonato?

Il gatto sbadigliava e inarcava la schiena, seguendo il girar dello spiedo con occhi fosforescenti: fuori la pioggia scrosciava e la nebbia saliva fino alla capanna; dall'apertura ormai non si scorgeva che uno sfondo grigio, pervaso da un sonoro rombo di tempesta. Pareva che i torrenti straripati allagassero la radura, e che la capanna galleggiasse sola e perduta come una barca in alto mare. Nonostante questa desolazione i quattro uomini cenarono allegramente: sembrava che il bandito non temesse insidie, sicuro che nessuna potenza umana potesse arrivare fin lassù in quel mondo fatto di nebbia e di solitudine.

Eppure Melchiorre sentiva sempre la gola stretta dalla sua domanda, e mangiando, ridendo, chiacchierando, non cercava che il momento opportuno per liberarsi da quella specie di nodo.

«Oh», disse a un tratto rapidamente, col boccone pieno, sforzandosi all'ironia,



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