Greene Graham - 1940 - Il potere e la gloria by Greene Graham

Greene Graham - 1940 - Il potere e la gloria by Greene Graham

autore:Greene Graham [Greene Graham]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2011-04-16T22:00:00+00:00


Capitolo 3.

Una voce accanto al suo piede disse: «Avete una sigaretta?»

«No» egli rispose.

Poi soggiunse debolmente: «Non ho nulla» e gli parve di poter sentire l'ostilità ondeggiargli intorno come il fumo. Si mosse di nuovo. Qualcuno disse: «State attento al secchio.»

Era da quel punto che veniva il fetore. Egli restò completamente immobile in attesa che gli ritornasse la vista. Fuori, la pioggia cominciò a rallentare: le gocce cadevano ora qua e là, e il tuono si allontanava. Ora si poteva contare fino a quaranta fra il lampo e il rombo. Quaranta miglia, diceva la superstizione. Metà strada verso il mare, o metà strada verso le montagne. Egli si tastò intorno col piede, cercando di trovare abbastanza spazio per sedersi; ma pareva che non ci fosse spazio affatto. Quando lampeggiava, poteva vedere le amache al margine del cortile.

«Avete qualcosa da mangiare?» chiese una voce, e poiché egli non rispondeva, ripeté: «Avete qualcosa da mangiare?»

«No.»

«Avete soldi?»

«No.»

D'improvviso, da una distanza di circa due metri, venne un tenue strillo di donna. Una voce stanca disse: «Non potete star quieti?»

Le grida indistinte, non dolorose, si udirono di nuovo tra movimenti furtivi. Egli si rese conto con orrore che il piacere seguiva il suo corso perfino in quell'oscurità affollata. Di nuovo protese il piede e cominciò a farsi strada, rasente al muro, allontanandosi pollice per pollice dalla grata. Dietro le voci umane, un altro rumore continuava incessante: era come una piccola macchina elettrica che avesse un determinato ritmo. Più forte del respiro umano, questo rumore empiva tutti i silenzi. Erano le zanzare.

Egli si era allontanato di un metro o due dalla grata, e i suoi occhi cominciavano a distinguere le teste. Forse il cielo si schiariva: gli spuntavano intorno come delle zucche. Una voce chiese: «Chi siete?»

Egli non rispose, preso dal panico; e d'improvviso si trovò contro il muro posteriore, la pietra era umida sotto la sua mano, la cella non poteva esser larga più di tre metri. Calcolò che poteva giusto sedersi, ripiegando le gambe sotto di sé. Un vecchio giaceva rannicchiato contro la sua spalla. Capì ch'era un vecchio dalla leggerezza di piuma delle ossa, dal palpito debole, ineguale del respiro. Doveva esser qualcuno vicino o alla nascita, o alla morte: ed era difficile che vi fossero bambini in quel luogo. Quello chiese, d'un tratto: «Sei tu, Catarina?»

E il suo alito sfuggì in un lungo sospiro paziente, come se avesse aspettato per tanto tempo e potesse permettersi di aspettare ancora molto di più.

Il prete disse: «No. Non è Catarina.»

Mentre parlava, tutti si fecero improvvisamente silenziosi, ascoltando, come se quello che diceva avesse dell'importanza; poi le voci e i movimenti ripresero. Ma il suono della propria voce, la sensazione di comunicare con un vicino, lo calmarono.

«Non poteva essere lei» disse il vecchio. «Non ho pensato che fosse lei, veramente. Lei non verrà mai.»

«E' vostra moglie?»

«Cosa state dicendo? Io non ho moglie!»

«Catarina...»

«E' mia figlia.»

Di nuovo tutti ascoltavano, ad eccezione dei due esseri invisibili, che erano presi soltanto dal loro clandestino e stentato piacere.

«Forse non le permettono di venire qui.



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