Guida all'impero per la gente comune by Arundhati Roy

Guida all'impero per la gente comune by Arundhati Roy

autore:Arundhati Roy [Roy, Arundhati]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-26T12:28:44+00:00


Conservava tesori inestimabili: un antico vaso sumero di 5200 anni. Un’arpa d’argento dell’antica città

di Ur, risalente a 4000 anni fa. Ottocento tavole di creta con iscrizioni cuneiformi. La più antica biblioteca mai ritrovata, intatta nei suoi scaffali. Tutto

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Arundhati Roy - Guida all’impero per la gente comune.txt questo aveva visto la luce secoli prima della nascita di Cristo.

Pochi giorni dopo l’inizio dell’occupazione statunitense, migliaia di oggetti e manoscritti che erano

sopravvissuti ai secoli, giunti a noi dai tempi degli assiri, dei sumeri, dei babilonesi, sono andati distrutti o sono stati sottratti. In un toccante servizio da

Baghdad, Robert Fisk ha descritto il suo errare tra le macerie di colonne vecchie di 5000 anni, vasi e statue di pietra.

Eleanor Robinson, docente dell’All Souls College di Oxford, ha dichiarato: “Bisogna andare indietro di secoli, all’invasione dei mongoli del 1258, per registrare saccheggi di questa portata”.

Durante i giorni del saccheggio il segretario Rumsfeld, il principe delle tenebre, in occasione di una conferenza stampa al Pentagono, si è rivolto alla corte di giornalisti che lo aveva servito con tanta lealtà durante la guerra. “Le immagini che vedete in televisione, trasmesse di continuo, riprendono la stessa persona che esce da un qualche edificio con lo stesso vaso; le rivedete venti volte e vi chiedete: “É

mai possibile che in quel paese ci fossero tutti quei vasi?’”

La sala stampa ha riecheggiato di risate. Sarebbe concesso ai poveri di Harlem di saccheggiare il Metropolitan Museum? L’evento sarebbe accolto con la

stessa ilarità?

Dalle notizie trapelate in seguito, pare di capire che il saccheggio al Museo Nazionale di Baghdad sia stato attentamente pianificato. I saccheggiatori erano provvisti di walkietalkie e tagliavetri e sapevano dove fossero le chiavi dei caveau che conservavano gli

oggetti più preziosi. Fuori dal museo, in attesa di caricare la merce, c’erano convogli di camion. I fu-riosi dilettanti intenti a sfasciare ogni cosa a portata di mano hanno provveduto a innalzare la coltre di fumo che ha celato un furto spettacolare, pianificato ed eseguito alla luce del sole. Non occorre essere dei geni per prevedere che la maggior parte degli oggetti sottratti al museo di Baghdad approderà sui lidi statunitensi ed europei. Ci vuol poco a scommettere

che quei vasi sumeri e quelle statue assire verranno accolte molto più calorosamente di quanti, in fuga da un regime dispotico o da un paese in guerra, siano in cerca di asilo politico.

L’ultimo edificio nella lista dei sedici siti segnalati dall’ORHA era quello del ministero del Petrolio. É

stato l’unico a ricevere protezione. É possibile che l’esercito di occupazione abbia pensato che nei paesi musulmani le liste si leggono dal basso in alto?

Mi vengono in mente le parole di Walter Rodgers, un commentatore della CNN; mi assillano ancora:

“l’esercito non procederà mai a una sbrigativa sepoltura di cadaveri in fosse comuni. É dotato di

sufficiente sensibilità politica. Sa che i musulmani vanno inumati con il capo rivolto alla Mecca”.

La televisione ci racconta che l’Iraq è stato “liberato” e che l’Afghanistan, grazie a Bush e Blair,

leader femministi del XXI secolo, è sulla buona strada per diventare il paradiso delle donne.



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