I bambini non sono pigri by Mel Levine

I bambini non sono pigri by Mel Levine

autore:Mel Levine [Levine, Mel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Figura 7.1. Questa traccia può essere adoperata per aiutare gli studenti a esprimere opinioni personali riguardo al contenuto di un libro o di un articolo. Incoraggia l’elaborazione attiva delle informazioni e il pensiero critico.

Nel corso di un colloquio che registrammo a lezione conclusa, dissi ad Arnaldo che secondo me era dotato di grande manualità. Gli piaceva pensare in fase di realizzazione. Arnaldo rise e, con il suo accento spagnolo, si dichiarò assolutamente d’accordo. Era un risolutore di problemi attivo, che imparava facendo. L’insegnante riferì che spesso sbagliava i questionari, ma era bravissimo in temi e ricerche. Era l’esatto opposto di Roberta: rendeva di più quando si trattava di produrre autonomamente e di meno nelle verifiche a risposta multipla. Con tutta probabilità sarebbe diventato un lavoratore molto produttivo e creativo (sempre che trovasse le opportunità che meritava). Era un bambino geniale, che però rischiava di non superare gli esami di fine anno.

L’ideazione è fondamentale per avere un buon rendimento. A volte gli studenti come Roberta non vengono aiutati abbastanza in questo senso. Venendo premiati per come padroneggiano le nozioni e per le loro capacità, non sentono il bisogno di imparare a farsi delle opinioni personali e di sviluppare il pensiero critico. Roberta e i molti altri ragazzi come lei dovrebbero utilizzare la scrittura per capire che non basta riferire semplicemente dati, ma è importante trasformarli costruttivamente: solo così studiare diventa un piacere e si possono offrire spunti di riflessione agli altri.

A due o tre anni di distanza il preside della scuola di Roberta mi invitò a tenere un altro seminario. Gli chiesi notizie della ragazza e lui mi rispose che era reduce da un periodo molto difficile. Mentre frequentava il terzo anno, le era morto improvvisamente il padre in seguito a un attacco cardiaco. La galleria d’arte, già sull’orlo del fallimento, aveva chiuso e la signora Chan aveva avuto un esaurimento nervoso che le aveva impedito di lavorare. La nonna paterna si era trasferita a vivere con Roberta e le sorelle per dare una mano. Nonostante tutto questo, Roberta non aveva perso un giorno di scuola e aveva continuato scrupolosamente a studiare con profitto. La cosa era tanto più stupefacente dal momento che era costretta a lavorare part-time in una caffetteria della zona per contribuire al pagamento della retta. Non si lamentava mai. Anzi, aveva insistito per iscriversi a tre corsi avanzati: a una delle suore aveva detto che suo padre avrebbe voluto così.

Le sue insegnanti avevano seguito le mie raccomandazioni e avevano osservato qualche lieve miglioramento e, soprattutto, un forte impegno della ragazza ad assumere un approccio top-down, più critico e creativo. Avevano deciso di non insistere troppo, visto che Roberta aveva già abbastanza pensieri e studiava con profitto. Il preside mi riferì inoltre che la discussione di qualche anno prima aveva scatenato una serie di reazioni a catena e adesso gli insegnanti della scuola, tradizionalmente molto conservatrice, cercavano di stimolare i ragazzi a imparare quello che chiamavano «pensiero distintivo».

Il preside mi raccontò che Roberta aveva superato l’anno della morte di suo padre senza grossi problemi.



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