I fantasmi si vestono nudi by Loriano Macchiavelli

I fantasmi si vestono nudi by Loriano Macchiavelli

autore:Loriano Macchiavelli [Macchiavelli, Loriano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2023-03-30T22:00:00+00:00


Capitolo undici

I casi sono tre: o sogno o mi hanno

preso in mezzo o sono fuori di testa

Di nuovo al lavoro. Mi ha fatto rimpiangere il tempo della scuola, dalle elementari alle superiori, intese come le tre medie e l’istituto tecnico Aldini Valeriani per diventare un bravo operaio.

Per quelli come me, il lavoro manuale è la destinazione di una vita. Non c’è verso: figlio di operaio, operaio lui stesso. Figlio di avvocato, dottore, ingegnere… Avvocato, dottore, ingegnere lui stesso.

Lo so. Perciò mi piacerebbe diventare corridore professionista.

So anche che lavorare con i piedi o con le mani cambierebbe poco.

Ma vuoi mettere? Tagliare il traguardo a braccia alzate dopo aver distaccato tutti sul Tourmalet, 2115 metri sul livello del mare; sull’Izoard, 2361; lungo i tornanti di terra battuta dello Stelvio, 2758; nella tempesta di neve del Bondone…

Ragazzi, averne!

Ha un bel da ripetere Arci, durante la pausa pranzo, in mensa, che per far carriera sulla bicicletta bisogna lottare.

«Come i due soci della ditta?»

«Chi più e chi meno» e che la vita è dura per ­tutti.

«Anche per i due soci della ditta?»

«Chi più e chi meno.»

Che le soddisfazioni non vengono mai sole. Sono accompagnate da sacrifici.

«Lo so, chi più e chi meno, Arci. Chissà perché a noi tocca sempre il più.»

L’ho saputo, me lo hanno ficcato nella testa fin da piccolo: la vita è lotta, la vita è dura, la vita è sacrificio.

Lo so e mi sono messo l’animo in pace. Ma da quando ho incontrato la bella ragazza nuda di notte, qualcosa si è rotto. Dove? E cosa, esattamente?

Non lo so.

Stanotte le racconterò che faccio l’apprendista in un’officina dove fabbricano macchine per tipografie. Che torno a casa portandomi dietro il puzzo di olio lubrificante.

È terribile: ti entra nei pori durante l’orario di lavoro ed esce lentamente quando lasci l’officina.

Le racconterò, ed è più terribile del puzzo di lubrificante, che scoperemo domani perché stanotte sono stanco morto e ho solo bisogno di dormire.

L’officina mi ha tolto la voglia di far l’amore.

Niente. Non le racconterò di me.

Sto dando i numeri: neppure so se la vedrò.

Ho sognato ed è tutto lì.

Ho sognato, però non vedo l’ora che venga notte.

Alle undici avverto mia madre: «Io vado».

«Ricordati cosa diceva tuo padre: ôc’ avanti, ­cinno.»

«Non sono più un cinno.»

«Per questo devi avere l’occhio ancora più avanti di quando lo eri.»

Non capisco il senso, ma lascio perdere. Se comincio a ribattere, domattina sono ancora qui. Ha sempre qualche argomento in più da mettere in ballo.

La porta della ciapineria di Biella è ancora aperta e dentro è illuminato. Passo a salutarlo.

«Dove vai?»

«Ho un appuntamento…»

«A ’st’ora di merda?» e siccome non rispondo, continua: «Santo, ho idea che non sei più quello che conosco».

«Se lo vuoi sapere, anch’io non mi riconosco» e cerco attorno la mia bici.

«Riprendiamo gli allenamenti di notte e lascia perdere la…» So cosa vorrebbe dire e non dice. Ha una specie di ritegno a parlare della passera. Non l’ho mai sentito pronunciare la parola che indica il sesso delle ragazze. Non la dico neanch’io, se è per questo. E non per decenza.



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