I nostri giovedì al parco by Hilary Boyd

I nostri giovedì al parco by Hilary Boyd

autore:Hilary Boyd [Boyd, Hilary]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2014-09-03T22:00:00+00:00


Jeanie prese Ellie mentre superavano le porte del pronto soccorso di Whittington. Si precipitò dall’addetta all’accoglienza e le raccontò cos’era successo, poi aggiunse: «Ha appena vomitato ed è intorpidita. Sono un’infermiera, la prego, chiami immediatamente qualcuno». Per Jeanie il tempo si fermò. L’unica ragione di vita era osservare quel visetto tanto caro, coglierne ogni minima sfumatura nell’espressione, nel colore, nella risposta. Ripeteva in continuazione la sua preghiera rivolta a qualsiasi entità universale potesse assisterla. Nel giro di pochi secondi un giovane dottore comparve e li accompagnò verso uno stanzino.

«Io rimango qui fuori con Dylan e vado a darmi una pulita», disse Ray, guardando la camicia intrisa di vomito. Jeanie annuì, sebbene avrebbe preferito che lui andasse con lei. La responsabilità della bimba gravava pesantemente su di lei.

Le cose si mossero in fretta. Il medico visitò Ellie, chiamò un altro medico più anziano, presumibilmente un primario, il quale inserì una flebo nel braccino della piccola e la fissò col cerotto. Ellie rimase sdraiata, con lo sguardo vacuo e la mano abbandonata in quella di Jeanie.

«Sembra che possa essersi verificato un edema cerebrale, ma vogliamo verificare cosa sta succedendo.» Il primario, un uomo alto di circa quarant’anni, coi capelli rossi e con un viso pallido e stanco, guardò Jeanie a malapena. «Quand’è accaduto?»

«Circa quaranta minuti fa, penso; io non ero presente. Vuole farle un’ecografia?»

«Sì.» La guardò negli occhi, chiaramente per decidere cosa poteva esserle detto.

«Sono un’ex infermiera.»

«Okay. Allora dobbiamo fare una TAC per controllare se c’è un’emorragia. Per fortuna l’avete portata qui molto in fretta. Se c’è un problema, dovremmo essere in tempo per sistemarlo. Lei è la madre?»

«La nonna.»

«Bene. L’infermiera la porterà su fra un minuto, e noi ci vedremo più tardi.»

Jeanie chiese all’infermiera di chiamare Ray.

Quando arrivò gli disse: «La stanno portando su per una TAC. Non aspettare, per favore, porta Dylan a casa. Ti chiamo».

«Tornerò.» Non era una domanda, e Jeanie non discusse. «Dovrebbero essere informati... Alex e tua figlia», disse Ray senza mai staccare gli occhi dalla bambina sdraiata sulla barella e con la camicia ancora bagnata nel punto in cui aveva ripulito il vomito.

La donna annuì, il panico le aveva fatto dimenticare ogni cosa. Nonostante il cartello che vietava l’uso del cellulare, compose il numero di sua figlia. C’era la segreteria. Lasciò un messaggio per dirle di venire subito, ma non sembrava abbastanza. Chiamò George. Anche il suo telefonino aveva la segreteria. «George, Ellie è caduta e la stanno visitando al Whittington. Non posso usare il cellulare, quindi per favore telefona a Chanty e Alex e di’ loro di venire qui immediatamente.» Voleva aggiungere che la loro nipotina stava bene, per essere rassicurante, ma non aveva ancora la conferma che fosse così. Jeanie sapeva quando un medico era preoccupato.



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