I senza nome by Daniele Bronzin

I senza nome by Daniele Bronzin

autore:Daniele Bronzin
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9791221410952
editore: Youcanprint
pubblicato: 2022-08-07T00:00:00+00:00


CAPITOLO 10

TUTTO IN UN GIORNO

Erano passate due settimane da quando ero andato a Milano, ma mi sembrava di esserci stato ieri. Le informazioni che mi aveva dato Patrizia erano ancora vive ed intense nella mia mente, ero caduto in uno stato d’ansia che non mi abbandonava.

Al ritorno da Milano ero andato nuovamente nello scantinato per cercare qualche indizio riguardante mia madre e l’organizzazione, ma a parte la fotografia dell’altra volta, non trovai nulla. Ebbi la sensazione che qualcuno fosse entrato e avesse rovistato per poi rimettere tutto al proprio posto. Ma poi, a mente fredda, mi convinsi che probabilmente era una mia paranoia.

Mentre camminavo, ripensavo a tutto questo nei minimi dettagli. Stavo andando a prendere mia figlia a lezione di musica, le avevo anche promesso che poi avremmo fatto una passeggiata in centro. Complice la bella giornata e il fatto che fosse sabato, i marciapiedi brulicavano di gente a passeggio.

Non ero tranquillo, avevo paura che qualcuno mi seguisse, mi sentivo agitato. Speravo solo che mia figlia non si accorgesse dello stato in cui mi trovavo. Prima di incontrarla mi ero ripromesso, di sedermi su una panchina e calmarmi. Ero uscito di casa appositamente con mezzora di anticipo. Mi ritrovai davanti allo stabile che ospitava la scuola di musica senza nemmeno accorgermene. Erano le dieci e trenta e mia figlia terminava le lezioni alle undici. A pochi metri notai un giardinetto con un paio di panchine. Su una di esse erano seduti dei ragazzi adolescenti che chiacchieravano e ridevano a voce molto alta.

Seduto sull’altra panchina a pochi metri da loro, mi ritrovai ad osservare il vuoto, privo di pensieri, inspirando l’aria fresca a pieni polmoni.

Ascoltare i discorsi dei ragazzi a fianco fu inevitabile. La spensieratezza che avevano era una meraviglia.

Sorrisi ascoltando le loro discussioni, i loro problemi.

Così semplici e futili. Ma forse lo erano per me che li vedevo con gli occhi di un adulto.

Per fortuna tutto questo contribuì a rilassarmi.

Pochi minuti dopo le undici vidi uscire mia figlia dal portone dello stabile accompagnata dal professore. Lei mi notò all’istante e mi salutò con la mano. Mi alzai dalla panchina e li raggiunsi.

Lui era un uomo sui sessant’anni, portava degli occhialini tondi con montatura d’orata che gli davano quell’aria colta, tipica dei docenti; aveva comunque uno sguardo gentile. Ci stringemmo la mano presentandoci. Mi disse che mia figlia era molto portata per la musica ed era onorato di darle lezioni.

Lei ci guardava orgogliosa e tutta rossa in viso.

Dopo qualche minuto lo salutammo e ci avviammo in direzioni opposte. Pochi metri e ci richiamò. Parlando a voce più sostenuta, visto che oramai eravamo ad una decina di metri di distanza, disse di aver saputo di chi ero nipote, ed essendo un vecchio amico dei miei nonni, chiese se potevo salutarglieli. Quel sorriso appena accennato sul suo volto non lasciava alito a dubbi, era un chiaro messaggio rivolto al sottoscritto.

Si girò e proseguì il suo cammino.

Rimasi scioccato, bloccato. Una vampata di calore partita dal collo avvolse pian piano tutto il mio viso.

Come un



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