I terroristi della porta accanto by Piero A. Corsini

I terroristi della porta accanto by Piero A. Corsini

autore:Piero A. Corsini [Corsini, Piero A.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2020-06-30T09:31:11+00:00


Roma, 5 ottobre 1995

Un’altra faccia di questa storia. Un altro personaggio importante, stavolta dalla parte opposta della barricata. Loreto (o Loris) D’Ambrosio, fino al 1987 sostituto procuratore della Repubblica di Roma e – insieme ai colleghi Giancarlo Capaldo, Pietro Giordano, Michele Guardata e Alberto Macchia – membro del pool di magistrati costituito per studiare, combattere e processare il terrorismo nero nella capitale.

Lo sguardo è diretto, limpido; le mani grandi, forti, salde. La cortesia moderna, efficiente. Sempre disponibile ad aiutare chi voglia capire. Come hanno fatto lui e i suoi colleghi, meglio di chiunque altro, non solo perché a questo chiamati dal dovere d’ufficio, bensì anche con interesse e passione.

«Il pool», spiega D’Ambrosio, «viene organizzato nel settembre 1980, subito dopo i primi mandati di cattura emessi dalla procura di Bologna per la strage del 2 agosto. Ci troviamo a partire pressoché da zero: mentre a Bologna si muovono dall’ipotesi di lavoro di Mario Amato, noi a Roma prendiamo spunto da Terza posizione, che è un movimento che sappiamo radicato sul territorio capitolino. In sostanza, la nostra idea è che Valerio Fioravanti e gli altri siano, di fatto, il braccio armato di TP. Soltanto nel febbraio 1981, con l’arresto di Stefano Serpieri, nasce, per puro caso, l’inchiesta che darà poi origine al processo NAR I. È dalle sue confessioni, e da quelle dei complici arrestati con lui, che possiamo cominciare a disegnare una mappa più dettagliata dei gruppi operanti a Roma: il FUAN di Pedretti, il gruppo dell’Eur con Alibrandi e Carminati, e il gruppo di Dimitri, poi diventato Terza posizione, e che è in qualche modo una appendice della vecchia destra. Ci appare subito chiaro, insomma, che ci muoviamo in una sorta di arcipelago: tante isolette separate, facenti parte però di un’unica realtà. Una sorta di ghetto dove, nella fase iniziale, frequentano tutti le stesse scuole (ad esempio il Tozzi), hanno tutti gli stessi amici, gli stessi luoghi di ritrovo».

Un ghetto in cui, è noto, Valerio Fioravanti spicca «per il suo grosso spessore militare-terroristico, che nella destra vuol dire molto. Anche perché la sua “proposta”, chiamiamola così, è più rivoluzionaria che banalmente anti-comunista».

Affiora, in Loris D’Ambrosio, una piena conoscenza e consapevolezza dell’avversario: «Da un punto vista processuale, Valerio Fioravanti e la Mambro sono stati degli imputati, se mi si passa questo termine, “onesti”. Si vedeva subito quando mentivano, e quasi sempre era per salvare un amico. In questo, Cristiano Fioravanti ha avuto allora un atteggiamento più vicino a quello tipico della malavita, di chi confessa solo quando qualcuno lo può smentire. Personalmente, poi, io non ho mai capito perché Cristiano si sia pentito: in quel momento, contro di lui, avevamo poco o niente. E mi ha sempre colpito una coincidenza: il fatto che Cristiano si sia pentito proprio mentre a Castiglion Fibocchi venivano ritrovati, in casa di Gelli, gli elenchi della P2».

Al contrario di Vittorio Borraccetti, tuttavia, D’Ambrosio si mostra scettico su una strumentalizzazione dei NAR da parte della vecchia destra: «Mi sembra invece abbastanza pacifico che la Polizia, specialmente a



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