Il balcone delle meraviglie by Rossella Calabrò

Il balcone delle meraviglie by Rossella Calabrò

autore:Rossella Calabrò [Calabrò, Rossella]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788893426510
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2019-08-02T16:00:00+00:00


Kenzia

Le piante sanno parlare. Siamo noi che dobbiamo imparare ad ascoltarle.

Avent’anni, se passavo una notte in bianco, il giorno dopo ero fresca come una rosa. A trenta, diciamo che il day after mi vedeva più simile a un cespuglio di rovi. A quaranta, meglio non entrare nei dettagli dell’aspetto fisico né del rimbecillimento totale. A cinquanta, basta pochissimo per sfiorire di botto. Poi ci si riprende, ma insomma.

Ecco, la kenzia mi ricorda una donna parecchio matura ma bellissima, elegantissima, slanciata e raffinata, che rischia ogni giorno di trasformarsi in un Mocio Vileda. La colpa della mocizzazione? Indovinate. No, non è la mancanza di sonno: è, tanto per cambiare, l’acqua.

In casa mia vive da sette anni una splendida kenzia, dall’animo forte e dal carattere molto comunicativo. Quando ha sete, lei accenna con grazia a sdraiarsi, a deporre mollemente ma in modo teatrale le sue lunghe braccia da ballerina verso il pavimento. La prima volta che l’ha fatto, io ho pensato avesse problemi di stabilità e, ingenua, l’ho dotata di un bastone di bambù come sostegno. Poi, già che c’ero, l’ho innaffiata. Lei, sdegnosa come solo una primadonna sa essere, si è subito discostata dal bastone e si è eretta in tutta la sua eleganza. La schiena dritta, il portamento superbo seppur sensuale. Ops, aveva solo sete, mi son detta quella volta. E da lì ho cominciato a capire, insieme a lei, i suoi ritmi. Anzi, una foglia in particolare è deputata alla comunicazione sulle questioni idriche. Siccome ho appoggiato la kenzia su un mobile vicino alla mia scrivania, quando la foglia mi sfiora i capelli significa che si è abbassata molto ed è il momento di darle da bere. Con questo sistema della carezza eloquente sulla testa abbiamo trovato un equilibrio perfetto. Se lei non mi chiede l’acqua, io non gliela do. Se mi fa pat pat, arrivo con l’innaffiatoio, ma gliene do comunque poca: appena vedo che esce dal vaso e invade il sottovaso, mi fermo immediatamente. E, anzi, è meglio fare accomodare la kenzia in un vaso piuttosto piccolo, in modo che l’acqua non ristagni. Un bel cachepot aiuterà sia l’estetica, sia la stabilità che, in un vaso piccolo e con quelle foglie così grandi, altrimenti sarebbe in pericolo. (Ma controlliamo sempre il fondo del vaso, prima che si trasformi in una piscina.)

Un’altra cosa su cui ci siamo accordate, io e la mia bellissima madame Kenzia, è la luce. Perché non è assolutamente vero che le palme resistano anche all’ombra. È solo che la forma delle loro foglie non denuncia immediatamente il disagio. Mi spiego: una pianta con le foglie ovali, classiche, se non sta bene, prima le protende disperatamente verso la luce, come manine tese a chiedere cibo, poi non ce la fa più e muore. Le palme invece non protendono niente perché la forma delle loro foglie non lo permette, e noi ci illudiamo che stiano bene. Invece le poverine soffrono. Io, la mia kenzia, l’ho sistemata in casa davanti a una finestra, e la collocazione le piace.



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