Il fallimento dei laici furiosi by Giancarlo Bosetti

Il fallimento dei laici furiosi by Giancarlo Bosetti

autore:Giancarlo Bosetti [Bosetti, Giancarlo]
La lingua: eng
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2009-10-14T22:00:00+00:00


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Il liberalismo etnico di Pera e Ferrara

Non sarà un compito facile quello di chi volesse conciliare la spinta riemergente della religione con lo Stato liberale. Uno degli ostacoli maggiori che questa necessaria e urgente armonizzazione sta incontrando è quello dei «cristiani ideologici», che abbracciano la croce non perché ci credano (cosa di per sé irrilevante) ma perché, atei o agnostici che siano, adottano le insegne identitarie dell’Occidente cristiano come equivalente del liberalismo e lavorano per rigenerare in nuove forme, su scala nazionale, il conflitto guelfi-ghibellini. I tentativi di dar vita a questa corrente si presentano come un sorprendente salto mortale ideologico che presenta analogie con il movimento theocons americano, espressione con cui si indica (per assonanza con neocons) la tendenza confessionale tra i Repubblicani americani, che ha avuto un punto di forza nel legame con gli evangelici.

In Italia il fenomeno si presenta come un costrutto particolare, che ha trovato espressione sul piano giornalistico e retorico con Oriana Fallaci e Giuliano Ferrara e ha in Marcello Pera un tentativo di sistemazione teorica. Quest’ultimo ha ottenuto il sostegno personale del pontefice, prima attraverso la pubblicazione di un testo a due, quando ancora Ratzinger era prefetto della fede, poi con un messaggio di adesione al volume Perché dobbiamo dirci cristiani.1 I teocon italiani, a differenza di quelli americani, non sono credenti e vengono definiti anche, più scherzosamente, «atei devoti», secondo la formula coniata da Nino Andreatta2 e ripresa per se stesso da Giuliano Ferrara nelle campagne antiabortiste del «Foglio». Non si tratta del «dialogo» tra credenti e non credenti che ha una lunga tradizione e che si manifesta nel confronto intellettuale sui temi del significato della vita e della morte, e neppure di un ritorno alla politica del «dialogo con i cattolici» della tradizione della sinistra italiana, comunista e socialista.3 L’uso politico della relazione con i cattolici e la Chiesa non è di sicuro una novità, è stato praticato a sinistra, a destra e soprattutto al centro. Ma quello che è nuovo nel progetto teoconservatore nostrano è che non solo si prescinde dal contenuto di fede, ma che paradossalmente si assume della tradizione cattolica l’elemento dell’identità geopolitica e storica facendone una bandiera del liberalismo, con la conseguenza di caratterizzare il liberalismo in modo assai poco esportabile (in un mondo che di diffusione di liberalismo e democrazia ha palesemente bisogno).

Marcello Pera nel suo sforzo teorico riprende l’argomento di Böckenförde del deficit etico dello Stato liberale, e lo estremizza ipersemplificandolo come «autofagìa» della democrazia, la quale si sgretolerebbe perché priva di «verità». L’ex presidente del Senato italiano articola il problema in tre punti: liberalismo senza fondamenti, Europa senza identità, etica senza verità. E a tutti e tre i punti fornisce la stessa risposta: il cristianesimo. L’ex presidente del Senato coglie una verità quando identifica la tentazione laica e laicista di fare della neutralità dello Stato e dell’avversione alla Chiesa un «bene rifugio», ma, vista la tentazione, la sua risposta è assai peggiore del male, e imperdonabile (specie per un filosofo di formazione liberale, che ama richiamarsi a Karl Popper).



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