Il giovane Napoleone by Ernesto Ferrero

Il giovane Napoleone by Ernesto Ferrero

autore:Ernesto Ferrero [Ferrero, Ernesto]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9791222104423
editore: Gallucci
pubblicato: 2020-08-25T09:00:00+00:00


Paolina era la cocca della famiglia. È nata che io ero in collegio, ma l’amavo lo stesso attraverso le lettere di mia madre, che mi raccontava le sue prodezze… Mia madre diceva che era molto civetta e giocava sempre a far la signora. Trovava chissà dove dei vecchi abiti, tessuti, sete, pizzi, ricami, tovaglie, strisce di pelliccia, e si travestiva da fata o da regina, e così vestita guardava tutti con aria sognante.

«Invece non andavo molto d’accordo con l’altra sorella, Elisa, che sembrava avesse mangiato un manico di scopa, se ne stava sempre per conto suo e non partecipava ai giochi. Carolina era più intelligente, ma anche un po’ malignetta. Paoletta invece era buona, un pezzo di pane. Anche se eravamo molti fratelli, ciascuno giocava per conto suo.

«Quando pioveva, nostra madre ci chiudeva in una stanza dell’ultimo piano, dove potevamo fare quello che volevamo.

«Giuseppe disegnava soldatini sul muro con un pezzo di carbone, Luciano scriveva poesie, Luigi suonava una specie di mandolino scordato e io inventavo complicatissimi problemi di aritmetica e geometria e mi divertivo a risolverli. Oppure giocavo alla guerra. Da solo, però, perché volevo sempre vincere, e nessuno voleva giocare con me, e fare la parte dello sconfitto.

«Mio padre mi aveva regalato una spada di legno e un tamburo di latta. Con la spada minacciavo i miei fratelli. Oppure battevo sul tamburo per ore, così forte che i miei fratelli cercavano di strapparmelo e mi saltavano addosso. Facevamo delle grandi zuffe, tra grida e pianti, finché arrivava mia madre con gli occhi fiammeggianti. “Cos’è questo indecoroso fracasso?” gridava.

«“È stato Rabulione!” dicevano i miei fratelli. Allora la mamma pronunciava tutto d’un fiato: “Giusep­pe-Luciano-Elisa-Luigi… Nabuuuuu-lione! In castigo, tutti quanti! A letto senza cena!”

«A me dava più sculacciate degli altri, perché sapevo in cuor mio che lei mi amava più degli altri fratelli. Lei si è sempre stupita perché anche quando mi sculacciava o schiaffeggiava non piangevo e avevo sempre la stessa aria di sfida… Ma è inteso, Betsy, che tu non devi imitarmi e fare la prepotente con i tuoi fratelli, specie con i piccolini»

«Veramente temo d’essere anch’io un po’ prepotente con i miei fratellini» ammise Betsy. «Piangono sempre per niente».

«Ci sono donne che sono molto più coraggiose dei maschi…» disse Boney sorridendo.

C’erano giorni che l’Imperatore faceva sedere sulle ginocchia i piccoli Balcombe e li lasciava giocare con le medaglie che aveva sul petto. Quelle decorazioni lucide e tintinnanti avevano per i bambini un fascino speciale.

«Le vuoi? Ne vuoi una?» chiedeva al bambino. «Aspetta. Adesso te la do». Pregava i suoi camerieri di prendere un paio di forbici e di tagliare qualche medaglia per i bambini. Diceva che a lui non servivano più, che ne aveva delle altre.



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