Il messaggero oscuro by Alex Beer

Il messaggero oscuro by Alex Beer

autore:Alex Beer [Beer, Alex]
La lingua: ita
Format: epub
editore: e-o
pubblicato: 2023-09-11T23:00:00+00:00


6 Martin Lutero, Degli ebrei e delle loro menzogne, a cura di Adelisa Malena, introduzione di Adriano Prosperi, Einaudi tascabili, Torino 2000, pag. 32.

27

Un’ora. La notte precedente l’aveva lasciata per un’ora intera là fuori. Senza scarpe sul terreno ghiacciato. Lei era rimasta semplicemente lì in piedi, mentre il vento le penetrava sotto il vestito leggero, sperando che nessuno la vedesse. Oltre alla violenza anche l’umiliazione… non ce l’avrebbe fatta a sopportarlo.

I geloni ai piedi le facevano malissimo mentre Luise avanzava faticosamente un passetto alla volta in direzione dello Schwarzer Adler.

Xaver aveva sete. Xaver voleva della birra. Ma purtroppo lui e i suoi compari si erano scolati tutta quella che c’era in casa.

Quando aprì la porta della locanda venne investita da una folata d’aria calda e carica dei fumi dell’alcool. Nubi di fumo, brusio di voci, risate e musica allegra. Boccali. Alcuni ragazzotti se ne stavano seduti davanti a dei bicchieri mezzi vuoti cantando una canzoncina. Lei non si lasciò ingannare dall’atmosfera. Quell’allegria rilassata era solo un sottile strato di ghiaccio su un lago colmo di paure e aggressioni accumulate.

«Ehi, bambola».

Lei abbassò lo sguardo, si affrettò verso il bancone. Mentre aspettava si lasciò cadere una ciocca di capelli sul viso nel tentativo di coprire l’ematoma sulla guancia.

Perché non arrivava nessuno?

Ogni minuto che passava la rendeva più nervosa. Si sentiva osservata. Come se tutto il mondo avesse puntato gli occhi su di lei in cerca delle tracce dei maltrattamenti di Xaver. Dei segni della sua vergogna. Come se tutti i clienti potessero vederle dentro, nel profondo dell’anima, dove risiedeva la paura che la paralizzava.

Sopporto solo per proteggerli, voleva gridare. Proteggere i bambini. August. Non posso difendermi, non posso scappare via. Servirebbe solo a peggiorare ancora le cose. Non avete idea di com’è lui. Di chi sia.

«Che le posso portare?». Una cameriera dalle labbra sottili la stava osservando. Nel suo sguardo si leggeva impazienza e anche qualcos’altro.

«Mi serve della birra». Luise mise sul bancone il paniere di vimini che aveva portato con sé.

La donna non si mosse. Continuò a puntare lo sguardo su di lei, passando dal viso al collo alle mani. «Lei abita dalle parti di Gatterhölzl» disse infine. «Nella vecchia casa cantoniera».

Luise annuì in silenzio. «Avete la Liesinger Bräu?».

«Solo alla spina. In bottiglia ho la Ottakringer».

«Allora quella».

«Quante?».

«Tutte quelle che ci stanno nel paniere».

La cameriera la guardò di nuovo in modo strano. Era compassione? Preoccupazione? Senso di superiorità? «Casa sua è lontana. Sicura che vuol portare tutto quel peso? Ha un’aria…» fece una pausa, «sfinita».

Luise distolse lo sguardo. «Ce la faccio».

«Come vuole». La cameriera prese il paniere, si girò e si avviò a prendere le birre.

Solo a quel punto Luise si accorse che la donna era gobba. Trascinava la gamba sinistra. «Pure lei è sfinita» mormorò.

Poco dopo la cameriera tornò. Le bottiglie tintinnarono quando sollevò sul bancone il pesante paniere. «Senta, signora…».

Luise avrebbe voluto dire signora Emmerich. Ma doveva rispondere Koch. Optò semplicemente per «Luise» mettendo i soldi sul bancone.

«Ascolta, Luise…».

«Quando arrivano le nostre grappe?» sbraitò qualcuno dalla sala.

La donna inclinò la testa con l’aria di riflettere.



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