Il mito di Sisifo by Albert Camus

Il mito di Sisifo by Albert Camus

autore:Albert Camus [Camus, Albert]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2011-10-13T15:53:12+00:00


Prima di incontrare l'assurdo, l'uomo quotidiano vive con degli scopi e con il pensiero dell'avvenire o della giustificazione (rispetto a chi e a che cosa non importa). Egli valuta le proprie possibilità, fa assegnamento sul più tardi, sulla pensione o sul lavoro dei figli, crede anche che nella sua vita qualche cosa possa avere una direzione. In realtà, egli agisce come se fosse libero, anche se tutti i fatti si incaricano di contraddire tale libertà. Ma, dopo la scoperta dell'assurdo, tutto si trova sconvolto. L'idea che "io sono", il mio modo d'agire come se tutto avesse un senso (anche se, all'occorrenza, dicevo che niente lo ha), ogni cosa si trova smentita in modo vertiginoso dalla assurdità di una possibile morte. Pensare al domani, fissarsi uno scopo, avere preferenze, tutto suppone la credenza nella libertà, anche se a volte si è sicuri di non averne la prova. Ma, a questo punto, so bene che la libertà superiore, la libertà di essere, che sola può fondare una verità, non esiste. La morte è là, di fronte, come la sola realtà. Dopo questo tutto è finito. Non sono più libero di perpetuarmi, ma schiavo; e schiavo soprattutto senza speranza di un'eterna rivoluzione, senza possibilità di ricorrere al disprezzo. E chi mai senza rivoluzione e senza disprezzo può restare schiavo? Quale libertà, in senso assoluto, può esistere, senza sicurezza dell'eternità? Ma nello stesso tempo, l'uomo assurdo capisce che fino a questo momento era legato a un postulato di libertà, sulla cui illusione viveva. In un certo senso ciò lo impastoiava. In quanto immaginava uno scopo della vita, si conformava alle esigenze di una meta da raggiungere, e diveniva schiavo della propria libertà. Così, io non potrei più agire in modo diverso da un padre di famiglia (da un ingegnere o da un reggitore di popoli o da un impiegato aggiunto delle Poste) quale mi preparo ad essere. Credo di poter scegliere di essere questa piuttosto che un'altra cosa. Lo credo inconsciamente, è vero, ma io appoggio contemporaneamente il postulato sulle credenze di coloro che mi circondano e sui pregiudizi del mio ambiente umano (gli altri sono così sicuri di essere liberi e questo ottimismo è così contagioso!). Per quanto lontani ci si possa tener da tutti i pregiudizi, morali o sociali, si subiscono in parte, e, per ciò che riguarda i migliori fra questi (in quanto vi sono pregiudizi buoni e cattivi), si conforma ad essi persino la propria vita. Così l'uomo assurdo capisce che, in realtà, non era libero. Per parlar chiaro, nella misura in cui spero o mi do pensiero di una verità che mi sia propria, di un modo di essere o di creare, nella misura in cui ordino la mia vita e provo, con ciò stesso, di ammettere che essa abbia un senso, mi creo barriere entro le quali rinchiudo la mia vita. Faccio come tanti magistrati dello spirito e del cuore, che mi ispirano solamente disgusto e che non fanno altro - lo vedo bene adesso - che prendere sul serio la libertà dell'uomo.



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