Il mondo di ieri by Stefan Zweig

Il mondo di ieri by Stefan Zweig

autore:Stefan Zweig [Zweig, Stefan]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Classici
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2012-12-14T23:00:00+00:00


Le prime ore della guerra del 1914

L’estate del 1914 sarebbe rimasta per me indimenticabile anche senza il tragico destino che essa doveva portare sull’Europa. Di rado, infatti, ne ho vissuta una più rigogliosa, più sfavillante, oserei dire quasi più estiva. Il cielo di un azzurro vellutato per giorni e giorni, l’aria dolcemente afosa, i prati caldi e profumati, i boschi fitti e ombrosi, ricchi di giovani germogli; ancora oggi, se pronuncio la parola “estate” ripenso involontariamente ai giorni di luglio che trascorsi nel 1914 a Baden, nei pressi di Vienna. Mi ero ritirato nella piccola, romantica cittadina, tanto amata da Beethoven per i propri soggiorni estivi, per dedicarmi con più concentrazione al mio lavoro, e poi trascorrere il resto dell’estate da Verhaeren, amico adorato, nella sua casa di campagna in Belgio. A Baden non è necessario uscire dalla città per godersi il paesaggio. Le splendide foreste collinose si insinuano inosservate tra le basse casette in stile Biedermeier che hanno conservato la semplice grazia dei tempi di Beethoven. Si siede ovunque all’aperto, in caffè e ristoranti, mescolandosi a piacimento agli allegri ospiti delle terme, che passeggiano per il viale principale del parco o si perdono in sentieri solitari.

Già alla vigilia di quel 29 giugno, il giorno di San Pietro e Paolo, considerato festivo nella cattolica Austria, erano giunti parecchi villeggianti da Vienna. Vestita di chiari abiti estivi, lieta e spensierata, la folla fluttuava nel parco termale intorno al palco della musica. Era una giornata mite; il cielo si stagliava limpido e terso sopra gli ampi alberi di castagno, era davvero un giorno ideale per essere felici. Grandi e piccini attendevano le vacanze, pregustando quel primo giorno di festa come anticipo della grande estate, con la sua atmosfera gioiosa e il verde abbagliante, il suo scrollarsi di dosso ogni preoccupazione quotidiana. Quel giorno sedevo anch’io nel parco, un poco discosto dalla folla, intento a leggere un libro – ricordo ancora quale: Tolstoj e Dostoevskij di Merežkovskij. Leggevo attento e concentrato, ma allo stesso tempo cosciente del vento tra gli alberi, del cinguettio degli uccelli e della musica che giungeva dal parco. Sentivo con chiarezza le melodie senza esserne disturbato, perché il nostro udito ha una tale capacità di adattamento che qualsiasi rumore costante – un rombo lungo la strada, lo scrosciare di un ruscello – dopo pochi minuti si assimila perfettamente alla nostra percezione, e anzi, al contrario, solo un’interruzione improvvisa di quel ritmo ci fa tendere l’orecchio.

E difatti, sospesi involontariamente la lettura quando la musica si bloccò di colpo a metà di una battuta. Non sapevo che pezzo stesse suonando l’orchestra. Intuii soltanto che la musica si era interrotta all’improvviso. D’istinto sollevai lo sguardo dal libro. Anche la folla, che sino a un attimo prima passeggiava tra gli alberi come un’unica massa chiara e fluttuante, parve trasformarsi; tutti smisero di colpo di camminare. Doveva essere accaduto qualcosa. Mi alzai e vidi che i musicisti lasciavano il padiglione dell’orchestra. Anche questo era strano, perché i concerti del parco termale di solito duravano un’ora o anche di più.



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