Il nemico di Mussolini by Marzio Breda & Stefano Caretti

Il nemico di Mussolini by Marzio Breda & Stefano Caretti

autore:Marzio Breda & Stefano Caretti [Breda, Marzio & Caretti, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2024-02-15T00:00:00+00:00


Il delitto

I testimoni principali sono un avvocato, un paio di impiegati, uno spazzino e due bambini: Amilcare Mascagna, che sta per compiere undici anni, e Renato Barzotti, che ne ha fatti dieci da poco. Frequentano ancora le elementari, per cui non li si può definire neppure ragazzi, ma si rivelano attendibili come degli adulti. Adulti coscienziosi. Gli investigatori li considerano i più precisi nel riepilogare i fatti perché erano sulla scena del crimine, perché ne hanno seguito per intero le sequenze e perché non hanno timore di esporsi. La cronaca del rapimento – culminato in omicidio – di Giacomo Matteotti, il 10 giugno 1924, a Roma, si basa dunque soprattutto su quanto raccontano i due preadolescenti.

A metà pomeriggio di quell’assolato martedì stanno giocando sulla spalletta del Lungotevere Arnaldo da Brescia, all’altezza dello sbocco di via degli Scialoja. Si guardano intorno annoiati, in cerca di un nuovo passatempo. Finché accade qualcosa che li incuriosisce. Due uomini, e poi altri tre, scendono da una Lancia Lamb­da limousine scura a sei posti, targata 55-12169, che si accosta al marciapiede, vicino a loro. Al volante un autista prova a scacciarli con parole ruvide, mentre un altro rafforza l’invito a levarsi di torno con uno schiaffo a Renatino.

Sono i sicari della Ceka del Viminale, il servizio segreto politico cui il regime affida i più sporchi fra i lavori sporchi. Facce impenetrabili, tipi duri. Mostrando affiatamento, comunicano fra loro a gesti, così da non tradirsi con il marcato accento milanese che parecchi di loro hanno. Si dividono e si piazzano agli angoli di un paio di traverse. Una precauzione per non fare gruppo, confondersi fra eventuali passanti e intercettare il bersaglio nel luogo più adatto, in modo che non abbia scampo.

Amilcare e Renato si alternano a fissare la banda, appostata, e il segretario socialista, che compare a qualche decina di passi. È solo. Avanza con calma, l’espressione pensosa. Una silhouette longilinea, elegante, contegno da gran borghese, in movimento nella penombra frastagliata dei platani che costeggiano il fiume. Non ha portato con sé il cappello e non ha il gilè, che di solito indossa, sotto la giacca dell’abito leggero, grigio chiaro. Stringe in mano una busta bianca con il cartiglio della Camera dei deputati, con alcuni documenti. Fa caldo e l’atmosfera è torpida e sonnolenta: la controra non è terminata. In giro non c’è quasi nessuno. E di macchine è abbastanza raro che ne passino.

Matteotti è uscito di casa, al civico 40 di via Pisanelli, da meno di dieci minuti. Ha percorso via Stanislao Mancini per immettersi nel Lungotevere, attraversando la strada per procedere accanto al parapetto, con l’intenzione forse di andare poi su via della Fontanella Borghese e deviare infine per Montecitorio. Nella biblioteca del Parlamento, dove è stato nella mattinata e dove spesso si apparta, vuole limare il testo di un discorso sull’esercizio provvisorio di bilancio. Lo terrà l’indomani e dovrebbe essere ­un’aspra requisitoria contro il governo.

Magari è concentrato su questo, perciò non ha la sensazione di essere osservato, non sente lo scalpiccio di piedi



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