Il nuovo che avanza by Michele Serra

Il nuovo che avanza by Michele Serra

autore:Michele Serra [Serra, Michele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


“Veramente strano

sentire il peso di una mano

che non avevi mai sentito prima

pure è la stessa di ogni notte.”

La musica era bella, aveva quella inquietante normalità di tutte le canzoni di Falco, come se le avessi già sentite tutte, ma ricantate per la prima volta da uno che le conosce davvero. Stavo appoggiato al davanzale e ascoltavo guardando fuori. Sulla spiaggia vidi due ragazze che indicavano il nostro albergo con le braccia nude, e una la riconobbi anche se era già buio: era la ragazza della porta girevole. Mi sembrò che indicasse all’amica proprio me affacciato, ma pensai che era troppo lontana per riconoscermi. Poi stabilii che se io l’avevo riconosciuta avrebbe potuto fare altrettanto.

Parlava con quell’altra e si voltava verso l’albergo, vidi che aveva i blue-jeans e una maglietta nera sbracciata, continuava ad alzare una mano verso di me, faceva qualche passo, si fermava, fumava. Dissi a Falco: “C’è una che non molla.”

Sorrise e non rispose, cercava le note e le parole. Bussarono ed entrò un cameriere con gli aperitivi, le olive, le patatine, i salatini, un piattino di cubetti di formaggio.

C’erano anche due fiori di buganville che galleggiavano in una coppetta di cristallo.

Quando uscimmo per andare nella grande arena all’aperto dove Falco aveva lo spettacolo, la ragazza della porta girevole era appoggiata alla nostra macchina. La sua amica, pochi metri indietro, ridacchiava e si mordeva le unghie, io cercai di essere gentile e dissi alla ragazza di lasciar perdere: Falco era stanco e aveva da fare, lei disse “scusa” e “ti prego” con una voce bassa e nervosa e mi allungò un biglietto.

Era il solito biglietto rosa a quadretti, pieno di Snoopy e farfalline, estirpato da qualche diario pieno di “sob” e “favoloso!", ripiegato in quattro. Salii in macchina e lo lessi accendendo la luce di cortesia. C’era scritto “ti amo da morire”, un numero di telefono e il nome Teresa.

“Solito” dissi a Falco accendendo il motore. Nemmeno gli passai il biglietto, lui guardava fuori, dall’altra parte, sembrò non accorgersi di nulla. Quando uscii dal giardino dell’albergo vidi la ragazza appoggiata a un muretto, lanciò alla macchina uno sguardo da animale, la sua amica rideva e aveva le scarpe in mano: le scarpette da sera sono sempre troppo strette e dure per i piedi delle ragazze.

Controllavo dalle quinte del palco che tutto, durante il concerto, fosse come doveva. Falco attaccò con Le greche e fece anche Agostina e gli alberi, Eros e Optalidon e Il periscopio di giada, c’erano le stelle, una decente luna, molti giornalisti e fotografi, diecimila persone. Non ho mai capito di che pasta sia quella solidarietà così attaccaticcia che trasuda dai grandi ‘concerti, sentirsi partecipi non si sa di che cosa: come se lo stesso sentimento potesse davvero riguardare tutti, le gratitudini da esprimere e le fregature di cui consolarsi, e non si sa se la folla sia un enorme salame legato da un filo bello unto o se tutto assomigli, piuttosto, a quello che fanno le rondini in un cortile, volando per ore intorno



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