Il rancore e la speranza by Bruno Vespa

Il rancore e la speranza by Bruno Vespa

autore:Bruno Vespa [Vespa, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-10-27T14:00:00+00:00


La strage di preti nel «triangolo rosso» (e non solo)

I sacerdoti uccisi dai partigiani furono 92. Arrivammo nel 2005 a questo numero al termine di ricerche condotte con Paola Miletich per Vincitori e vinti, leggendo una per una le 729 biografie di sacerdoti morti tra il 1940 e il 1946 tratte dal Martirologio del Clero italiano nella 2.a Guerra Mondiale e nel periodo della Resistenza, pubblicato nel 1963 dall’Azione cattolica sotto gli auspici del cardinale Giuseppe Siri, allora presidente della Conferenza episcopale italiana. 151 sacerdoti furono uccisi dai tedeschi, quasi sempre per rappresaglia, 12 da fascisti, 10 da «nazifascisti» senza distinzione di ruoli, 6 da soldati russi.

Dei 92 sacerdoti uccisi dai partigiani, 17 furono eliminati nell’Italia nordorientale da elementi inquadrati nelle brigate di Tito, 28 in Emilia Romagna e 14 in Toscana.

In Storia dei preti uccisi dai partigiani Roberto Beretta segnala 130 vittime del «terrore rosso»: a quelle del Martirologio aggiunge 50 sacerdoti uccisi dai partigiani titini anche in zone ormai al di fuori dei confini italiani. Figurano nell’elenco pure alcuni sacerdoti apparentemente morti per cause naturali e, in realtà, ammazzati dai titini colpendoli con sacchetti pieni di sabbia che non lasciavano tracce sul corpo. Quasi tutti i preti ammazzati brutalmente dai tedeschi lo furono mentre difendevano i loro parrocchiani dalle rappresaglie o si offrivano al posto degli ostaggi, come fece don Mauro Fornasari che, con il suo sacrificio, salvò la popolazione di Zola Predosa, nel Bolognese.

Il «triangolo» Bologna-Modena-Reggio è quello in cui si registra il maggior numero di esecuzioni partigiane. Facciamo solo alcuni esempi. Due sacerdoti furono uccisi per aver denunciato gli eccessi dei partigiani: don Giuseppe Jemmi, parroco antifascista di Felina, nel Reggiano, e don Luigi Manfredi, parroco di Budrio (Bologna). Nel giro di dieci giorni, tra il 19 e il 29 aprile, nel solo Reggiano furono ammazzati 3 preti: oltre a don Jemmi, don Dante Mattioli, parroco di Cogruzzo, e don Carlo Terenziani, parroco di Ventoso di Scandiano. Nell’autunno del 1944 erano stati uccisi nella canonica della loro parrocchia don Aldemiro Corsi, parroco di Grassano, con la perpetua Zeffirina Corbelli, e il parroco di Nismozza, Sperindio Bolognesi.

Nel campo di concentramento di Fossoli furono rinchiusi prima gli antifascisti e poi i fascisti. Da buon prete, don Francesco Venturelli li assistette entrambi: chiamato fuori della canonica con la scusa dei sacramenti da somministrare a un moribondo, fu ammazzato dai partigiani. Merita una menzione speciale don Enrico Donati, bellissima figura di sacerdote ricordata anche dal cardinale bolognese Giacomo Biffi. Nominato parroco di Lorenzatico (Bologna), si espresse con durezza, quando necessario, anche nei confronti dei fascisti. Fu massacrato dai partigiani comunisti il 13 maggio 1945 sulla strada di Zenerigolo. Il suo corpo, gettato in una discarica, fu recuperato solo l’indomani.

Preti di cui non è mai stato trovato il corpo furono uccisi a Bertinoro e Sarsina (Forlì), Carpi, Faenza, Ferrara, Fidenza, Forlì, Guastalla, Parma, Ravenna, Rimini. A Piacenza, il seminarista Serafino Lavezzari fu ucciso insieme alla mamma e due fratelli.

In Piemonte, occorre segnalare, tra i tanti, l’omicidio di don Giuseppe Amateis, ucciso



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