Il sapore del sangue by Gianni Biondillo

Il sapore del sangue by Gianni Biondillo

autore:Gianni Biondillo [Biondillo, Gianni]
Format: epub
editore: Guanda
pubblicato: 2018-10-24T22:00:00+00:00


Identità e Impresa

1

Il nomignolo che gli avevano affibbiato nei corridoi e nelle stanze del Consiglio regionale riusciva ad essere allo stesso tempo turpe e affettuoso. Culetto d’oro lo chiamavano di sottecchi quando lo vedevano passare, dandosi di gomito, allusivi. Non si sa bene come fosse nato, e da chi, il soprannome infamante, ma si era diffuso a macchia d’olio. D’altronde si sa, la calunnia è un venticello sottile, che sibila, ronza e infine stordisce. Il calunniato, c’è da dire, nulla sapeva dello scherzoso appellativo. Si mostrava con tutti gentile ma fermo, come chi è abituato a comandare senza dover mostrare il volto truce. Pugno di ferro in guanto di velluto, era il suo motto. Ma per molti – ah le malelingue! – il guanto più che di velluto era di pizzo nero.

L’ingegnere Andrea Barzaghi, anche nel massimo fulgore della sua carriera politica, non aveva dimenticato i modi spicci di chi ha lavorato per davvero nella vita. Si definiva un imprenditore prestato alla politica. Un mestiere ce l’aveva, insomma; nel caso non fosse stato eletto alla successiva tornata elettorale non se ne sarebbe angustiato particolarmente. Veniva da una antica tradizione di costruttori edili. «Barzaghi & Figli», il nome dell’impresa. Lui era uno dei figli. Il padre, un geometra con i calli sulle mani, aveva villettizzato mezza Brianza. Più l’impresa cresceva più i figli si facevano grandi. La sorella di Andrea, dopo il diploma di Ragioneria, andò a studiare alla Bocconi. Ora si occupava dell’amministrazione del piccolo colosso che era diventata l’attività di famiglia. Andrea, più vicino alle istanze paterne, preso il diploma di Perito Industriale Edile si era iscritto al Politecnico.

Fu lì che conobbe un volenteroso ragazzo che veniva dalla Bassitalia. Uno studente lavoratore, che passava più tempo nei cantieri edili che nelle aule dell’università. Fossero tutti così il Sud si risolleverebbe da solo, diceva il giovane Barzaghi. Ma il vecchio Barzaghi da quell’orecchio non ci sentiva: terroni sono e terroni restano. Quelli sono scansafatiche, vogliono solo essere mantenuti da noi del Nord. Che poi, tranne i cottimisti bergamaschi, la maggior parte dei suoi operai fossero meridionali Barzaghi senior non lo trovava contraddittorio. Se qualcuno gli faceva notare che era sul sudore dei suoi sottoposti che aveva fatto fortuna replicava che lui se li sapeva scegliere per bene, come un allevatore oculato sa scegliere gli asini migliori al mercato. L’è vera, i mèe magùtt inn tucc’ terùni. Ma sunt i mèe terùni. Quelli che la fatica la scansavano li lasciava alla concorrenza! Andrea, da ragazzo, era molto meno integralista del padre. Sentiva di appartenere a una generazione diversa, più aperta al mondo. Il suo amico della Bassitalia, tanto quanto era serio e posato di giorno, altrettanto di sera sapeva essere di ottima compagnia. Giravano per i locali più alla moda della città e non c’era volta che l’amico non salutasse qualcuno o qualcuno non gli offrisse una bottiglia di spumante o di prosecco. E poi, quante ragazze conosceva? Sarà il suo sangue mediterraneo, pensava Barzaghi junior, che invece quando si guardava allo specchio si vedeva algido, spento, sciapo.



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