Il secondo sesso by Simone De Beauvoir

Il secondo sesso by Simone De Beauvoir

autore:Simone De Beauvoir
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


«"Ero come ipnotizzata. Durante la strada, lo supplicai di risparmiarmi... Non so come riuscii ad arrivare all'albergo. L'unico ricordo che mi sia rimasto è quello del [p. 441] mio corpo, che tremava violentemente. Il mio compagno tentava di calmarmi; e vi riuscì solo dopo una lunga resistenza. Non fui più padrona della mia volontà da quel momento e lasciai fare. Quando mi trovai più tardi nella strada, mi sembrò di essermi svegliata da un sogno." Rifiutò di ricominciare l'esperienza e durante i nove anni successivi non ebbe altri rapporti. Incontrò quindi un uomo che le chiese di sposarla ed ella acconsentì.»

In questo caso, la deflorazione è stata una specie di stupro. Ma anche quando la donna è consenziente, può provocarle sofferenza.

Conosciamo la febbre che tormentava la giovane Isadora Duncan.

Incontrò finalmente un attore assai bello del quale s'innamorò subito e che le fece una corte spietata. (10)

«Anch'io mi sentivo turbata, mi girava la testa e un desiderio irresistibile di serrarlo più strettamente a me s'impadroniva del mio corpo, finché una sera, perdendo ogni controllo e come furioso, mi gettò su un divano. Spaventata, rapita in estasi, poi gridando di dolore fui iniziata all'atto amoroso. Confesso che le mie prime impressioni furono un terribile spavento, un dolore atroce, come se mi avessero strappato più denti insieme; ma la grande pietà per le sofferenze che anch'egli pareva sentire, m'impedì di fuggire ciò che da principio fu solo una mutilazione e una tortura... (L'indomani), quella che allora era per me soltanto un'esperienza dolorosa riprese tra gemiti e gridi di martirio. Mi sentivo come storpiata.»

Più tardi avrebbe conosciuto con quello e con altri amanti paradisi che descrive liricamente.

Tuttavia nell'esperienza reale, come una volta nell'immaginazione virginale, non è il dolore che ha la parte più importante: il fatto della penetrazione conta molto di più.

L'uomo impegna nel coito un organo esterno; la donna viceversa è colpita nell'interno di sé. Senza dubbio, vi sono molti giovani cui l'avventurarsi nelle tenebre segrete della donna procura angoscia; essi ritrovano i terrori infantili che provavano davanti alle grotte, alle tombe, lo sgomento che gli ispiravano le mascelle, le fauci, le trappole: immaginano che il loro pene gonfio resterà prigioniero della soffice pelliccia di mucose; la donna, una volta compiuto l'atto della penetrazione, non avverte questo senso di pericolo; ma in cambio si sente alienata nella carne. Il proprietario afferma i suoi diritti sulle terre che possiede, la donna di casa sulla casa, proclamando «vietato l'ingresso»; in specie, le donne, per il fatto che vengono private della loro trascendenza, [p. 442] difendono gelosamente la propria intimità: camera, cassetti, armadio sono sacri. Colette racconta che una vecchia prostituta le diceva un giorno: «In camera mia, signora, nessun uomo è mai entrato; per quello che io devo fare con gli uomini, Parigi è abbastanza grande.»

Non potendo più farlo per il proprio corpo, almeno possedeva un angolo sulla terra che fosse proibito agli altri. La ragazza invece non possiede altro tesoro, fuori del proprio corpo: è il suo bene più caro; l'uomo che entra in lei glielo prende; l'espressione popolaresca è confermata dall'esperienza.



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