Immortali per caso by Anna della Subin

Immortali per caso by Anna della Subin

autore:Anna della Subin [Subin, Anna della]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788833941240
editore: © 2023 Bollati Boringhieri editore
pubblicato: 2023-11-21T23:00:00+00:00


Convinto che il messia sarebbe disceso negli Stati Uniti, e in particolare nel Midwest, nel 1906 Leadbeater si imbatté in un ragazzino grazioso e precoce, un undicenne di nome Hubert Van Hook19 che frequentava la scuola affiliata alla University of Chicago. I genitori del giovane Hubert erano affascinati dall’idea che il figlio fosse il prescelto, e sorvolarono sull’aria di scandalo che seguiva Leadbeater ovunque: accuse che andavano dalla pedofilia alla sodomia, fino al fatto di incoraggiare la masturbazione come scorciatoia verso l’illuminazione. Persino i Maestri avevano ordinato a Leadbeater di correggere il suo comportamento. Come gli scrisse il colonnello Olcott in punto di morte: «I Maestri hanno comunicato a me e ad Annie che sbagliate a insegnare ai giovani a ****. Dal letto di morte, vi imploro di piegarvi al Loro giudizio sulla questione».20 Una volta saputo che sarebbe diventato il contenitore del Maitreya, il piccolo Hubert, disorientato, partì con la madre, che invece era elettrizzata, per raggiungere Adyar, dove il ragazzo avrebbe ricevuto l’addestramento appropriato per un futuro messia. Ma il viaggio da Chicago all’India era lungo, e al loro arrivo Hubert e la signora Van Hook scoprirono che il posto celeste era già occupato.

Su una spiaggia di Adyar, dove il fiume incontra il mare, Leadbeater era rimasto nascosto tra le ombre dei palmeti a osservare un ragazzino indiano che faceva il bagno. Il giovane possedeva l’aura più strana che avesse mai visto,21 ricordò in seguito Leadbeater, «senza un briciolo di egoismo». Si trattava dell’ottavo figlio di Jiddu Narayaniah, un bramino caduto in miseria che aveva appena cominciato a lavorare per la Società Teosofica come segretario della Sezione Esoterica. Nato nella città di Madanapalle, il ragazzo si chiamava Jiddu Krishnamurti, «immagine di Krishna», come l’ottavo avatar di Vishnu. Mentre il padre aveva ricoperto vari incarichi amministrativi, anche per la Compagnia delle Indie Orientali, la madre Sanjeevamma, una donna devota, si era occupata di Krishnamurti e dei suoi fratelli. In casa, nella stanza delle puja, accanto alle divinità indù la donna aveva appeso un ritratto di Sri Vasanta, cioè Annie Besant, seduta a gambe incrociate su una pelle di tigre. Poi la famiglia si era trasferita a Cuddapah, la città dove un tempo vagava la demonessa coloniale con i piedi rivolti all’indietro, e Sanjeevamma era morta di malaria, ma Krishnamurti aveva continuato a seguire il suo fantasma, che si aggirava per la casa svolgendo le faccende domestiche. Il fratello minore Nityananda veniva elogiato come il figlio estroverso e intelligente, mentre Krishnamurti era considerato ottuso e scialbo, e spesso perdeva il sangue dal naso. Tuttavia, scorgendo quel ragazzino undicenne sulla spiaggia, il sacerdote che aveva abbandonato la religione anglicana rimase come fulminato.

Ben presto Leadbeater venne a sapere da altri residenti di Adyar che il ragazzo era figlio del segretario Narayaniah, e chiese che venisse portato nel suo bungalow. Posò le mani sul capo di Krishnamurti e cominciò a dipanare i ricordi delle sue vite passate. Il Maestro K.H. confermò l’entusiasmo di Leadbeater, scrivendo: «C’è uno scopo se quella famiglia è qui...».



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