Incroci obbligati by Paola Varalli

Incroci obbligati by Paola Varalli

autore:Paola Varalli [Varalli, Paola]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788869432293
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Ricordi e nostalgia

– Oh, ragazze, mi fa davvero piacere che siate qui, non viene mai nessuno a trovarmi! A parte la signora Adriana, Iddio gliene renda merito!

La signora Gina parlava con una voce sottile, un pochino rauca. Metteva le parole una dietro l’altra con una certa lentezza, ma la sua mente sembrava straordinariamente lucida, per una donna della sua età.

Si schiarì la voce e continuò, in tono più rinfrancato:

– Del resto mi è rimasto solo un pronipote che mi conosce appena e non sono neanche sicura che si ricordi la strada per arrivare fin qui. È impiegato in una banca di Padova, sapete, ha famiglia e non ha tempo per una vecchia signora inutile come me. Però paga la retta di questo posto ed io non posso che essergli grata.

Prese fiato e continuò per la sua strada.

– Oh, le suore, sono molto buone, si prendono cura di me, mi lavano, mi vestono e mi danno da mangiare, cosa posso volere di più?

L’intonazione era quella di una donna che cerca di convincere se stessa, con scarsi risultati.

Un sorriso dolce annunciò il passaggio ad argomenti più interessanti.

– Ma dimmi di te, Mirella, cosa fai? Sono passati tanti anni dall’ultima volta che ti ho visto. E tuo cugino? Come sta?

Mirella le raccontò parte della sua vita, i suoi studi, il suo lavoro, la nonna Orsolina che era mancata tre anni prima. No, non si era ancora sposata, nonostante fosse ormai vicino ai quaranta. Ricordarono per una buona mezz’ora i vecchi tempi, quando Mirella, bambina, giocava nel suo giardino, quando lei dipingeva e viveva dell’affitto degli inquilini.

– Sa, signora Gina, che io non mi ricordo bene della gente che viveva nella sua casa?

– Per forza, mia cara, quando tu venivi a giocare erano quasi tutti fuori al lavoro.

L’anziana signora aggrottò la fronte e spalancò gli occhi celesti, chiari come l’acqua pulita.

– Ricordo che il primo piano era affittato tutto intero ad una coppia di mezza età, si chiamavano… aspetta… Geruzzi! Sì, Geruzzi. Erano bresciani, lei faceva la sarta presso un piccolo atelier vicino a piazzale Lotto, la Sartoria Pagliotti, eh, sì, erano i migliori nei capispalla. Il marito era operaio in una ditta di vernici. Avevano due figli grandi, che studiavano alle superiori. Oh, erano così brave persone! Puntuali come orologi svizzeri nel pagamento della pigione. Invece, al piano terreno, nel monolocale, c’era un bel giovanotto con i capelli ricciuti. Viveva solo… un single, come si dice adesso, ma non mi ricordo che lavoro facesse.

La signora Gina bevve un sorso d’acqua da un bicchiere di plastica che si trovava sul comodino. Poi andò avanti a ricordare.

– Tra il suo appartamento e il mio, nel bilocale, c’era una coppia. Lei suonava il pianoforte. Una donna fragile, sempre malata, non ho mai saputo di che cosa soffrisse, e il marito… un tipo ombroso, parlava poco.

Si fermò a riprendere fiato, pensierosa.

– Eh, questi due signori erano sempre in ritardo con l’affitto. Poverini, rammento che il marito non riusciva mai a conservare un posto di lavoro. Cambiava continuamente, solo il buon Dio sa perché lo licenziassero in continuazione.



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