La donna che scriveva Haiku by Seicho Matsumoto

La donna che scriveva Haiku by Seicho Matsumoto

autore:Seicho Matsumoto [Matsumoto, Seicho]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-09-20T12:00:00+00:00


2

Mitsuko era scomparsa.

Me ne resi conto una settimana dopo, quando ricevetti la risposta al telegramma che avevo mandato ai suoi ex suoceri a Yamagata. Dicevano che Mitsuko non era mai arrivata in città. Rimasi di stucco.

Presi comunque il primo treno espresso per Yamagata per accertarmi che non si trovasse là. Anche i genitori di Teruo erano preoccupati. Dopo essermi confrontato con loro, decisi di denunciare la scomparsa alla polizia una volta rientrato a Tokyo. Dichiarai la sua età, la statura e il peso, fornii una descrizione degli abiti che indossava quando era partita, specificai i segni particolari e presentai la denuncia insieme a una sua fotografia recente. La notte non riuscii a dormire per l’agitazione; continuavo a immaginarmi varie possibilità, una più orribile dell’altra. Una parte di me si aggrappava alla speranza che le ricerche della polizia avessero esito positivo; l’altra parte si era già rassegnata. Non riuscivo a credere che la polizia, impegnata con casi molto più importanti, si desse la pena di indagare a fondo.

Non avevo la più pallida idea del motivo che poteva avere indotto Mitsuko ad andarsene di casa. Non aveva dato nessun segnale in questo senso. Di sicuro, quindi, la sua scomparsa non era stata frutto di una libera scelta, ma la conseguenza di qualche fattore sfuggito al suo controllo. Mi rammaricavo di averla lasciata viaggiare da sola. D’accordo, aveva ventisette anni, un’età in cui normalmente non si ha bisogno di un accompagnatore, eppure mi sembrava una terribile trascuratezza da parte mia non essere andato con lei. Via via che i giorni passavano, non facevo che immaginarmi il peggio. Mi affrettai ad abbonarmi a tre quotidiani e presi a passare in rassegna scrupolosamente tutti gli articoli di cronaca locale ogni giorno. Ero spaventato, ma non riuscivo a smettere di cercare.

Erano trascorsi più o meno quattro giorni dalla partenza di Mitsuko quando, andando in ufficio, mi ero imbattuto in Kasaoka, che non vedevo da un po’ di tempo.

«Tua sorella è via da qualche parte?» mi aveva chiesto. «Ultimamente ho notato che la porta di casa tua è chiusa quando non ci sei.»

«È andata a far visita alla famiglia di suo marito.»

«Dove?»

«A Yamagata.»

A quel punto non sapevo ancora della scomparsa di Mitsuko. Io e Kasaoka eravamo fianco a fianco, aggrappati alle maniglie del treno, e chiacchieravamo del più e del meno mentre ci recavamo in banca.

Quando si scoprì che Mitsuko era scomparsa, Kasaoka si mostrò preoccupato. Tutti i miei colleghi erano al corrente della situazione, perciò non trovai strano che lui mi esprimesse la sua solidarietà.

«Sarai in ansia per tua sorella.» Parlava sottovoce, in tono partecipe.

«Apprezzo il tuo interessamento.»

«Ti sei rivolto alla polizia affinché metta in moto le ricerche?»

«Sì, l’ho già fatto.»

«Non puoi fermarti qui. Credo che indagherebbero più a fondo se conoscessi qualcuno ai piani alti» mi consigliò. «È una ragazza così carina e socievole. Speriamo che torni presto sana e salva» aggiunse, come per confortarmi.

A ventun giorni dalla sua partenza – dieci giorni dopo che mi ero rivolto alla polizia – scoprii cos’era accaduto a Mitsuko.



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