La fuggitiva: Il primo caso del commissario Gerard by Carlo Lefebvre

La fuggitiva: Il primo caso del commissario Gerard by Carlo Lefebvre

autore:Carlo Lefebvre [Lefebvre, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, General, Technological, Crime
ISBN: 9788809903357
Google: i7fcDwAAQBAJ
editore: Giunti
pubblicato: 2020-06-03T13:42:32.737000+00:00


35

Venerdì 31 maggio 2013

Sahar cammina con un vento leggero che le accarezza il viso, attraversa uno dei tanti ponticelli ricurvi del quartiere Jordaan. In un bar, Café ’t Smalle, così è scritto in corsivo sulla piccola insegna, ordina caffè americano e torta di mele con panna. Guarda quell’angolo tranquillo di Amsterdam, l’acqua verde scuro del canale, una giovane donna che tiene per mano una bambina con i capelli biondi, un uomo con basco che passa in bicicletta. Ci mette un po’ per riorganizzare le idee, fino a quel momento non ha ottenuto nulla tranne generiche sensazioni. Per Janssen prova una silenziosa diffidenza, dietro un’apparente normalità avverte livelli sottili e sovrapposti di ambiguità.

Fa scivolare un cucchiaino di panna nella tazza, gira lentamente. Si è illusa di capire tutto in un sol colpo, di farla facile. Si deve essere persa qualcosa navigando a vista dietro quello che succede o non succede in base alle circostanze. Ha forti dubbi su cosa fare, accettare un suo nuovo invito non le sembra una grande idea, il buon senso le suggerisce di piantare tutto e sparire dalla circolazione, magari a Bruxelles dalla sua amica tunisina.

Il cellulare squilla, è Janssen; si chiede se sia giusto rispondere ma le sue dita si muovono senza chiederle permesso.

«Sei libera stasera per una cena?»

Non ha la prontezza di dare una risposta negativa come avrebbe voluto.

«Va bene…»

«Qualcosa non va?»

«No, no…»

«Dammi l’indirizzo, ti passo a prendere.»

È presa in contropiede. Sono una stupida, pensa, la domanda più ovvia che Janssen potesse farle. Lì per lì farfuglia la prima cosa che le viene in mente: «Sono ospite da un’amica…».

«Dove?»

Scuote la testa come se lui potesse vederla. «Non ricordo il nome della strada.»

«Come, non ricordi?»

«L’ho scritto da qualche parte… Egelantiersgracht mi pare» risponde prendendo in prestito il nome della strada che ha appena percorso e un numero a caso.

Ma un attimo dopo si pente.

«Sarò lì alle nove, sempre che tu non abbia sbagliato indirizzo» e chiude la conversazione.

Il Vinkeles al Dylan Hotel nel Keizersgracht è il genere di ristorante che Sahar detesta, irritante creatività, porcellane di grandi dimensioni, porzioni minuscole, sapori omologati tra loro.

Janssen è prolisso come al solito, si dilunga sulla raffinata cucina dello chef Dennis Kuipers, che a suo dire sa preservare intatti i sapori come pochi: «La chocolade è una specialità del posto, chiuderemo la cena con quella».

Lei ascolta limitandosi ad annuire e sorridere stupidamente.

Janssen svuota il bicchiere di vino e cambia bruscamente discorso: «Raccontami di te, della tua vita… ne so così poco».

Sahar parla dei genitori, dell’adolescenza, mentre lui fissa il suo sguardo con curiosità, come se gli occhi che lei cerca di far apparire calmi e limpidi fossero capaci di segnalare come bugie alcune delle cose meno convincenti che le escono dalla bocca. Non ha buoni presentimenti sul suo futuro immediato anche se le cose che sta raccontando, di per sé non vere, non sono abbastanza false da poter essere smascherate. Sta recitando una parte e allora più cose normali dice, meno lui può rimuginare su di lei e sulle sue fumosità.



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