La prima bugia by Joanne Harris

La prima bugia by Joanne Harris

autore:Joanne Harris [Harris, Joanne]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-10-30T00:00:00+00:00


10.

King Henry’s Grammar School for Boys, 9 luglio 1989

Chiaramente, non è quello che disse davvero. Ma la memoria è una cosa pericolosa, che promette molto ma porta alla luce solo frammenti e sogni. Il nome che sussurrò non mi diceva nulla, e così nella mia mente Mr Smarthwaite divenne Mr Smallface, che a sua volta divenne il mostro che avrebbe infestato i miei sogni così a lungo, e che tuttora mi ammicca di tanto in tanto da un buco del lavandino o da un tubo di scarico.

E Conrad era implacabile. Alimentava incessantemente la mia paura. La sua rabbia per aver perso quella partita a scacchi si era trasformata in qualcosa di vendicativo. Tutto quello che mi spaventava veniva attribuito a Mr Smallface. Ombre, buio, vento fra gli alberi; ma, più di tutto, i suoni di risucchio dei tubi dell’acqua e degli scarichi gorgoglianti. Ogni volta che veniva tirato lo sciacquone di un gabinetto, una conduttura sbatacchiava o un buco del lavandino aspirava rumorosamente dell’acqua, sapevo che Mr Smallface era lì: sempre vigile, sempre affamato.

Cominciai a fare di nuovo la pipì a letto, dopo aver smesso da quasi un anno. Avevo incubi nei quali Mr Smallface mi inseguiva attraverso una serie di tubature sempre più piccole. Impilavo libri sul coperchio del water nel caso lui salisse attraverso le condutture. Ero stata una bambina combattiva: ma adesso, la minaccia del mostro assicurava la mia cooperazione.

Fai come ti dico, Becks, altrimenti Mr Smallface lo saprà.

Lavati i denti come una brava bambina. Mr Smallface ti sta guardando.

Lo so. Pare crudele, lo era. Ma a quell’età, le casuali crudeltà di questo tipo fanno parte del nostro pane quotidiano. E i bambini sono come i gatti domestici: conducono sorprendenti doppie vite. Dentro casa sono docili, a volte perfino affettuosi. Fuori, sono esseri alieni, rapaci e senza pietà.

“È così bravo con sua sorella”, dicevano adoranti i miei genitori. “Nessuno avrebbe pensato che un ragazzo adolescente si sarebbe occupato tanto bene di una bambina di quattro anni.”

E Conrad, con un ghigno, mi guardava e si copriva la metà inferiore della faccia con le mani: un segnale in codice che solo io capivo.

Se lo racconti a qualcuno, lui lo saprà. Non potrò salvarti. Lui verrà su dallo scarico e ti trascinerà sottoterra per i capelli.

E poi, un giorno, Conrad e i suoi amici mi portarono alla massicciata della ferrovia, dove la terra aveva ceduto, era crollata, smottata e scesa precipitando nel traforo. Da sopra si vedeva la bocca semichiusa della galleria; e sulla sommità, lungo il crinale, il condotto di ventilazione che loro chiamavano il Pepper Pot. Li ricordo arrampicarsi sui lati costruiti in mattoni e guardare giù nel buio, dove la terra sembrava defluire come l’acqua dal buco di un lavandino. E ricordai la voce di Conrad dire: È lì che vive. Nello scarico. È lì che porta i bambini.

E per diciotto anni quel ricordo e quello che avvenne dopo era rimasto nascosto nella mia mente. Per diciotto anni, la porta sul passato era rimasta chiusa, tenendosi la verità al suo interno.



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