La mano di Fatima by Ildefonso Falcones

La mano di Fatima by Ildefonso Falcones

autore:Ildefonso Falcones [Falcones, Ildefonso]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, Literary, Romance, General
ISBN: 9788830430730
Google: EX3RhtD7UrcC
editore: Longanesi
pubblicato: 2010-10-31T23:00:00+00:00


CAPITOLO 40.

cordova, 1581

Il 15 aprile del 1581 le Corti portoghesi, riunite nella città di Tornar, proclamarono Filippo II di Spagna re del Portogallo. La Penisola iberica si riuniva così sotto un’unica corona e il Re Prudente otteneva il controllo dei territori che la componevano, oltre al commercio con il Nuovo Mondo ripartito tra Spagna e Portogallo in segui to al trattato di Tordesillas. Fu proprio in Portogallo che, per la prima volta, si considerò l’eventualità dello sterminio di massa dei moriscos spagnoli.

Il re, il conte di Chinchòn e il recentemente riabilitato duca di Alba, cui neanche la vecchiaia era riuscita a scalfire l’inflessibile temperamento, studiarono insieme la possibilità di imbarcare tutti i moriscos su navi dirette in barberia per poi farle affondare in alto mare, affinché morissero annegati. Per fortuna, o forse solo perché la flotta era occupata in altre operazioni, non fu possibile perpetrare il massacro di tutto un popolo. Ma nell’agosto di quello stesso anno, sempre in Portogallo, il re prese anche un’altra decisione che avrebbe avuto ripercussioni dirette su Hernando. Durante l’estate la siccità aveva provocato disastri nella campagna cordovese: nei pascoli le giumente non avevano erba a sufficienza e mancava il denaro per alimentarle con il grano, che era troppo caro e, oltretutto, reclamato dai cittadini. Persino il vescovo di cordova si era visto costretto ad acquistare grano importato dall’estero. Così il re scrisse allo scudiero reale, don Diego Lopez de Haro, e al conte di Olivares, ordinando il trasferimento della mandria a Siviglia, nei pascoli della riserva reale del Lomo del Grullo che rientrava nella giurisdizione del conte. Era trascorso più di un anno da quando Karim era morto tra le mani del boia dell’Inquisizione e Hamid era scomparso nelle acque del Guadalquivir, dopo aver vendicato il tradimento perpetrato ai danni della comunità moresca. Hernando aveva vissuto quel periodo in costante penitenza, perché ogni volta che ricordava l’ostinato silenzio di Karim nella sala della tortura dell’Alcàzar veniva invaso da un senso di colpa che gli sembrava di placare solo dedicandosi al digiuno e alla preghiera.

Sarebbe morto lo stesso, cercava di convincerlo Fatima, preoccupata dalle condizioni del marito: era magro, emaciato e con profonde occhiaie scure che spegnevano l’azzurro intenso dei suoi occhi. Anche se avesse confessato, non si sarebbe mai riconciliato con la Chiesa e lo avrebbero comunque giustiziato. Forse sì. rispondeva Hernando pensieroso, o forse no. Non lo potremo sapere mai. L’unica cosa sicura, l’unica cosa che so, perché l’ho vissuta attimo dopo attimo, è che è morto soffrendo crudelmente per mantenere segreto il mio nome. Il nome di tutti, Hernando! Karim proteggeva tutti coloro che continuano a credere nell’unico Dio, non solo te. Non puoi addossarti questa responsabilità.

Ma il morisco non ascoltava le parole della moglie. Dagli tempo, figlia mia, consigliava Aisha a Fatima, che si scioglieva in lacrime. Don Diego annunciò a Hernando che avrebbe dovuto accompagnare le giumente a Siviglia e rimanere là fino a quando non fossero tornate a cordova.

Fatima e Aisha ne furono felici. Speravano che il viaggio e



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