La marcia di Radetzky by Joseph Roth

La marcia di Radetzky by Joseph Roth

autore:Joseph Roth [Roth, Joseph]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti Editore
pubblicato: 2010-01-01T23:00:00+00:00


Capitolo 12

Ai confini della Monarchia austroungarica all’epoca c’erano tanti uomini del tipo di Kapturak. Iniziavano a volteggiare intorno all’antico regno come quegli uccelli neri e vigliacchi che da infinita lontananza scorgono un moribondo. Con impazienti e torvi battiti d’ali aspettano la sua fine. Con i becchi affilati si scagliano sulla preda. Non si sa né da dove vengano né verso quali luoghi volino. Sono i fratelli alati dell’imperscrutabile morte, i suoi messaggeri, accompagnatori ed eredi.

Kapturak è un piccolo uomo dal volto insignificante. Sul suo conto serpeggiano voci, lo precedono in volo sui suoi tortuosi cammini e seguono le quasi impercettibili tracce che lascia al suo passaggio. Alloggia alla locanda di frontiera. Traffica con i piazzisti delle compagnie di navigazione sudamericane, che ogni anno traghettano sui loro piroscafi migliaia di disertori russi verso una nuova e crudele patria. Gioca con piacere e beve poco. Non manca di una certa sinistra cortesia. Racconta di aver aiutato disertori russi a oltrepassare illegalmente il confine, al di là del quale ha lasciato una casa, una moglie e dei bambini per paura di essere spedito in Siberia, dopo che molti funzionari e militari erano stati colti sul fatto e condannati. E alla domanda su che cosa intenda fare lì, Kapturak risponde conciso e sorridente: «Affari».

Il proprietario dell’albergo nel quale alloggiavano gli ufficiali, un certo Brodnitzer, di origini slesiane e finito al confine per motivi non noti, aprì la sala da gioco. Appese un grande foglio alla finestra del caffè. Diceva di disporre di giochi d’ogni sorta e genere, di un’orchestra che avrebbe lasciato «suonare» tutta la notte fino all’alba e di aver ingaggiato «canzonettiste di grido». Il “rinnovo” del locale ebbe inizio con i concerti dell’orchestra, composta da otto elementi rimediati qua e là. Più tardi cominciò a esibirsi il cosiddetto «usignolo di Mariahilf», una ragazza bionda di Oderberg. Cantava il valzer di Lehár, oltre all’audace canzone: «Quando vago nel grigio mattino dopo una notte d’amor...» e alla fine come bis: «Sotto al mio vestitino porto dessous rosa tutti plissé...». Brodnitzer innalzò così le aspettative dei suoi clienti. Venne fuori che Brodnitzer, oltre ai numerosi, corti e lunghi, tavoli da gioco, aveva allestito uno spazio appartato, nascosto da una tenda, con una piccola roulette. Il capitano Wagner lo raccontò a tutti, suscitando grande entusiasmo. Gli uomini che da anni prestavano servizio alla frontiera vedevano nella pallina (e molti di loro non avevano ancora mai visto una roulette) uno di quegli oggetti magici provenienti dal vasto mondo che permettono di ottenere tutto in una volta belle donne, destrieri pregiati e ricchi castelli. A chi non sarebbe stata d’aiuto la pallina? Tutti avevano trascorso una misera infanzia in collegi religiosi, una dura adolescenza nelle scuole per cadetti, e terrificanti anni di servizio al confine. Aspettavano la guerra. Al suo posto era arrivata una parziale mobilitazione contro la Serbia, seguita dall’inglorioso ritorno alla solita attesa per l’avanzamento di grado automatico. Manovre, servizio, circolo; circolo, servizio, manovre! Sentivano per la prima volta il picchiettio della pallina e sapevano ora che la fortuna ruotava anche tra loro per baciare oggi l’uno domani l’altro.



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