La misura dell'uomo by Marco Malvaldi

La misura dell'uomo by Marco Malvaldi

autore:Marco Malvaldi [Malvaldi, Marco]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 2018-11-07T16:00:00+00:00


A lume di candela

Signore mio eccellentissimo, che solo posso chiamar mio,

oggi doppo che hebbi ragionato con mastro Antonio gittai una prova del cavallo in picciola forma col rame e lo stagno. Gittai l’animale a diacere sul fianco, giacché la scarsa profondezza e l’acqua de terreno impedono di gittarlo in piedi, ritto o rivolto che pur sia.

Fino a hoggi era mia ferma credenza che la questione maggiore in fondere e gittare il cavallo fusse la forza con che il metallo fuso preme, così come la descrive Archimede, che un corpo messo in un liquido riceve una spinta pari al peso del liquido che move. Detta forza di premere non va solo in alto, ma su le pareti tutte, giacché per sua natura il liquido tenta di riprender la sua forma che più gli è consona, e se spinto troppo in alto vuol tornar basso, e per tornar basso fa forza. Come barchetta messa in una tinozza ss’appogia a l’acqua, l’acqua drento la tinozza si alza, e allora tenta di tornar bassa, e per farlo preme anco su le pareti della tinozza oltre che sul fondo de la barchetta.

Se detto liquido è metallo fuso, è pesante assai più che l’acqua, e la sua spinta quando vi grava sopra la forma del cavallo, che è drento il metallo fuso, è di forza tale da spaccar la crosta esterna che le presta la forma.

Doppo gittato il cavallo lo volli freddare nell’acqua diaccia, ma avendo Salajno rotto il vasello grande ed essendo che in quello di mezzana grandezza dormiva uno micetto che non volli fastidire, dobbetti versar acqua da sopra il cavallo direttamente con la broccha, figurando che la bollizion dell’acqua la mandasse incontanente a vaporare e non bagnando in terra. A ciò che meglio scorresse, procurai di bagnare il cavallo versando acqua sul cavallo a diacere, come figuro di farlo pel monumento nelle sue veraci dimensioni.

Freddo che fu, lo saggiai col martellino per vedere se rendeva suono fesso o sia chiaro e limpido, indizion di crepe o spaccature, e sentii che faceva suono diverso se battuto appo la testa o ver la coda. Per avvertir bene battei più a lungo, e detti a punto un colpo troppo gagliardo, sì che il cavallo spaccossi in due, a metà precisa, nella linea di giunzion tra la destra e la mancina. Presele in mano, ebbi a sentire che la parte mancina sembrava più leggera della destra, a scanso che le dimensioni parevano contrarie o sia la destra minore della mancina. Immersi le parti in acqua, per averne misura di volume, ed ebbi certezza di questo. Presi le due parti e le pesai al saggiatore. Pesava la destra due centesimi di libbre in più della sinistra, pur essendo minore lievemente di volume d’una mezza unghia d’acqua.

Mi figuro che sia per ciò successo quanto dico, che il rame fredda più difficilmente de lo stagno quando son puri, e vuole più calorico per fondersi. Tirandolo a freddo con l’acqua a diacere, lo freddai più maggiormente sul lato destro, im però che l’acqua evaporava lesta e quasi non giungeva a scorrere sul lato mancino.



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